Immagina una spiaggia degli anni ’70: ombrelloni colorati, radio a transistor e bottiglie di birra usate non solo per dissetarsi, ma anche per ottenere un’abbronzatura dorata. Prima dell’avvento delle creme solari moderne, la birra era uno dei rimedi più diffusi per accelerare la tintarella. Ma cosa c’è di vero in questa pratica? Quali componenti della birra potevano influenzare la pelle? E perché oggi questa abitudine è quasi scomparsa?
In questo articolo esploriamo il legame tra birra e abbronzatura, svelando aneddoti storici, proprietà nutritive e falsi miti. Scopriamo insieme come un prodotto brassicolo sia diventato, per un periodo, un alleato estetico improvvisato.
In questo post
- La birra come rimedio popolare: dalle origini agli anni ’70
- I componenti della birra e i loro effetti sulla pelle
- Vitamine, lieviti e zuccheri: un mix per l’abbronzatura?
- Perché la birra non è un sostituto delle creme solari
- Curiosità: altre birre usate nella cosmesi tradizionale
- Consigli moderni per un’abbronzatura sana
La birra come rimedio popolare: dalle origini agli anni ’70
L’uso della birra per abbronzatura affonda le radici in tradizioni rurali e rimedi casalinghi. In molte culture, prima della commercializzazione dei prodotti cosmetici, si sfruttavano ingredienti naturali per la cura del corpo. La birra, con il suo contenuto di lieviti e vitamine del gruppo B, era spesso associata a proprietà idratanti e nutrienti.
Negli anni ’60 e ’70, soprattutto in Italia e Francia, spalmarsi birra sulla pelle prima di esporsi al sole era una pratica comune. L’idea era che gli zuccheri presenti nella bevanda attirassero i raggi solari, accelerando la produzione di melanina. In realtà, come spiega uno studio storico sulla cosmesi popolare, si trattava più di un effetto placebo legato alla consistenza liquida della birra, che donava alla pelle una lucentezza temporanea.
Un altro fattore era la presenza di luppolo, noto per le sue proprietà antinfiammatorie. Alcuni piccoli birrifici rurali producevano birre con alti livelli di questa pianta, utilizzate anche per lenire scottature. Se sei curioso di approfondire il ruolo del luppolo nella produzione brassicola, leggi il nostro articolo su cosa rende una birra amara.
I componenti della birra e i loro effetti sulla pelle
Per capire perché la birra come abbronzante abbia avuto successo, analizziamo i suoi ingredienti principali:
- Lieviti: ricchi di vitamine B3 e B6, contribuiscono al rinnovamento cellulare. Tuttavia, applicati direttamente sulla pelle, possono causare secchezza o irritazioni.
- Zuccheri residui: presenti in birre non completamente fermentate, come alcune birre doppio malto, creano una patina che riflette la luce, dando l’illusione di un colorito più intenso.
- Antiossidanti: derivati dal malto, proteggono dalle radiazioni UV, ma in concentrazioni troppo basse per essere efficaci.
Uno studio del Journal of Cosmetic Dermatology ha dimostrato che l’acido ferulico, presente nel malto d’orzo, ha proprietà fotoprotettive. Tuttavia, per ottenere benefici reali, servirebbero estratti concentrati, non una semplice applicazione topica di birra.
Vitamine, lieviti e zuccheri: un mix per l’abbronzatura?
Negli anni ’70, circolava l’idea che bere birra potesse favorire l’abbronzatura dall’interno, grazie alla vitamina B3 (niacina). Questa vitamina, infatti, stimola la circolazione sanguigna, donando un colorito rosato. Tuttavia, l’effetto è temporaneo e non sostituisce la melanina.
Le birre a bassa fermentazione, come le Pilsner, contengono meno lieviti in sospensione rispetto alle birre artigianali non filtrate. Per questo, alcune persone preferivano utilizzare birre torbide o birre non pastorizzate, credendo che i lieviti vivi potessero nutrire la pelle.
Oggi sappiamo che l’alcol contenuto nella birra disidrata la pelle, rendendola più sensibile ai raggi UV. Per una protezione efficace, meglio affidarsi a creme solari e consumare birra con moderazione, magari scegliendo una birra adatta all’estate.
Perché la birra non è un sostituto delle creme solari
Nonostante il fascino retrò del rimedio, usare la birra per abbronzatura comporta rischi concreti:
- Disidratazione: l’alcol assorbe l’umidità della pelle, aumentando il rischio di scottature.
- Fotosensibilizzazione: alcuni componenti, come i lieviti, possono reagire con i raggi UV, causando eritemi.
- Effetto placebo: la lucidità temporanea dà un’illusione di abbronzatura, senza proteggere dai danni solari.
Per chi cerca un’alternativa naturale, esistono oli vegetali con SPF (come l’olio di carota), ma nulla batte le protezioni certificate. Se ami sperimentare, prova abbinare la birra a un doposole nutriente: alcune birre alla frutta contengono antiossidanti utili per riparare la pelle.
Curiosità: altre birre usate nella cosmesi tradizionale
La birra nella cosmesi non è un’esclusiva moderna. Nell’antico Egitto, le donne usavano birre speziate per maschere viso, sfruttando le proprietà esfolianti del malto. In Germania, fino al XIX secolo, si preparavano bagni di birra scura per rinforzare i capelli.
Ancora oggi, alcuni brand cosmetici integrano estratti di luppolo o lieviti di birra nei loro prodotti. Ad esempio, la vitamina B8 (biotina), derivata dai lieviti, è comune in shampoo e sieri anticaduta. Per scoprire come il luppolo influisce sulla salute, leggi il nostro approfondimento su birra e perdita di capelli.
Consigli moderni per un’abbronzatura sana
Se vuoi goderti il sole in sicurezza, segui questi suggerimenti:
- Idratazione: bevi acqua regolarmente e, se desideri una birra, opta per una birra leggera e dissetante.
- Protezione solare: usa creme con SPF adatto al tuo fototipo, riapplicandole ogni due ore.
- Doposole nutriente: dopo l’esposizione, applica prodotti con aloe vera o vitamina E.
Per gli amanti della birra artigianale, un’idea originale è abbinare il relax sotto l’ombrellone a una degustazione di birre stagionali.
Conclusione
L’uso della birra per abbronzatura resta una curiosità storica, legata a un’epoca in cui la cosmesi era più sperimentale. Oggi, con le conoscenze scientifiche disponibili, è chiaro che si trattava di una pratica rischiosa, seppur affascinante.
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Fonti esterne:
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