La birra più venduta al mondo: il primato delle vendite
Partiamo dai numeri: la birra più venduta al mondo per volume è prodotta in Cina. Con sorpresa di molti occidentali, Snow occupa stabilmente il primo posto delle vendite globali da diversi anni. Questo marchio è poco noto fuori dall’Asia, ma domina il suo mercato domestico grazie alla sterminata platea di consumatori cinesi. Basti pensare che la Cina da sola consuma oltre 40 miliardi di litri di birra all’anno: un dato impressionante che spiega il primato di Snow.
Oggi Snow – prodotta dal colosso CR Beer – supera i 100 milioni di ettolitri venduti ogni anno, distanziando i concorrenti. Al secondo posto si trova un’altra lager asiatica, la cinese Tsingtao, mentre le americane Bud Light e Budweiser e la brasiliana Skol completano la top 5 mondiale per volume. Marchi internazionali come Heineken (Olanda) o Corona (Messico), pur diffusissimi a livello globale, compaiono solo dopo queste etichette leader, con quote di mercato intorno al 1-2%. In un articolo dedicato alla birra più bevuta al mondo abbiamo analizzato come la lager chiara industriale sia la regina incontrastata dei consumi planetari, e Snow ne è la massima espressione.
La birra più premiata: il primato della qualità
Se invece consideriamo la qualità e il prestigio, la “birra numero 1 al mondo” diventa più difficile da definire. In questo ambito entrano in gioco i concorsi internazionali e le valutazioni degli esperti. Competizioni come la World Beer Cup o il World Beer Awards premiano ogni anno decine di categorie, decretando le migliori birre per ciascuno stile, dall’IPA alla stout. Allo stesso tempo, community di appassionati su siti come RateBeer e Untappd stilano classifiche basate sui punteggi degli utenti, portando alla ribalta etichette di nicchia dall’eccellenza straordinaria.
Un nome emblematico spesso citato come “miglior birra del mondo” è quello della Westvleteren XII. Si tratta di una rara birra belga prodotta dai monaci trappisti dell’Abbazia di San Sixto. Questa Quadrupel da 10,2% vol. ha conquistato negli anni il palato di critici e beer-geek, al punto da essere più volte definita la migliore birra al mondo. Il suo gusto è ricchissimo, con note di malto scuro, frutta secca e spezie, e la difficoltà nel reperirla (si vende solo presso il monastero) ne accresce il mito tra gli appassionati.
Oltre alla Westvleteren, molte altre birre artigianali raggiungono la vetta delle classifiche di qualità. Spesso si tratta di stili complessi e dal gusto intenso: ad esempio le Imperial Stout invecchiate in botte, i Barley Wine corposi o le IPA più aromatiche. Negli Stati Uniti, birre come la Pliny the Younger (una Triple IPA californiana) o la Kentucky Brunch Brand Stout (un’imperial stout del Midwest) hanno ottenuto punteggi record nelle review online. Va detto però che ogni palato ha le sue preferenze: una pils ceca tradizionale come la Pilsner Urquell o una gueuze belga acida potrebbero essere, per alcuni intenditori, insuperabili nel loro genere. Il titolo di “numero 1” in termini di qualità resta dunque in parte soggettivo, anche se alcune etichette hanno saputo mettere d’accordo una larga parte della critica internazionale.
Birre famose e iconiche: prime nell’immaginario collettivo
Essere “numero 1” può significare anche occupare un posto speciale nell’immaginario collettivo. Alcune birre, pur non guidando le classifiche di vendita, sono diventate icone mondiali e simboli culturali. Ad esempio, la stout irlandese Guinness è celebrata in tutto il mondo nel giorno di San Patrizio ed è sinonimo stesso di birra scura per molti appassionati. Allo stesso modo, la lager olandese Heineken e l’americana Budweiser (autoproclamatasi “King of Beers”) hanno conquistato una riconoscibilità globale grazie a secoli di storia e marketing efficace.
Ci sono birre che definiscono uno stile e una tradizione: Pilsner Urquell, nata nel 1842, è la pilsner originale che ha dato il via alle bionde moderne; la belga Duvel incarna la potenza aromatica delle strong ale dorate; la trappista Orval è un unicum con il suo gusto selvatico e l’affascinante storia monastica. In molti paesi esistono marchi diventati parte della cultura nazionale: le bionde Peroni e Moretti in Italia, ad esempio, sono da decenni simboli riconoscibili del Made in Italy birrario (vedi le nostre birre italiane famose). Queste birre iconiche hanno spesso alle spalle storie ultracentenarie, leggende e curiosità tramandate di generazione in generazione.
La presenza della birra nell’arte e nei media ha contribuito ulteriormente al loro status. Pensiamo alle scene nei film di Hollywood con boccali di birra sollevati nei brindisi, o alla birra fittizia Duff resa celebre dalla serie I Simpson. Nel nostro approfondimento sulle birre nelle serie TV raccontiamo come marchi inventati e reali compaiano sullo schermo, diventando parte dell’immaginario popolare. In sintesi, alcune birre sono “numero uno” non per i volumi o i premi, ma per il posto che occupano nel cuore e nella memoria collettiva dei consumatori di tutto il mondo.
Record e curiosità nel mondo della birra
Il panorama brassicolo è costellato di record singolari, che offrono un altro punto di vista sul concetto di primato. Ad esempio, la birra con il più alto tasso alcolico mai prodotta ha raggiunto una gradazione impressionante: si tratta di alcune “eisbock” sperimentali scozzesi e tedesche che superano il 60% vol. La più famosa è forse la Snake Venom (Scozia), che tocca i 67,5% alcolici ed è considerata la birra più forte al mondo. All’opposto, esistono anche birre dal primato opposto, come le birre analcoliche più popolari, ma ovviamente il vero record che incuriosisce è quello della gradazione più elevata.
Sul fronte del consumo, i primati geografici sono altrettanto interessanti. La nazione con il più alto consumo pro capite di birra è da anni la Repubblica Ceca: si calcola che ogni cittadino ceco beva in media circa 140 litri di birra all’anno, più di uno al giorno! In termini assoluti, come visto, la Cina domina per volume totale consumato, ma su base individuale i cechi mantengono il titolo di maggiori bevitori di birra. Eventi come l’Oktoberfest di Monaco di Baviera testimoniano questi consumi straordinari: durante le celebrazioni, in soli 15 giorni si servono oltre 7 milioni di litri di birra ai visitatori da tutto il mondo.
Ci sono poi record storici e curiosità legate alla lunga storia della bevanda. La birra è una delle bevande alcoliche più antiche: le prime tracce risalgono a circa 7000 anni fa. I popoli della Mesopotamia, come i Sumeri, già produrrebbero una sorta di birra primordiale; in Egitto era talmente importante che veniva usata come moneta di scambio. Abbiamo approfondito queste origini leggendarie in un articolo su chi ha inventato la birra, dove raccontiamo come la cultura brassicola sia nata migliaia di anni fa. Un altro primato storico: il birrificio ancora in attività più antico del mondo è il tedesco Weihenstephan, fondato – pensate – nel 1040. Tradizione e longevità sono anch’esse una forma di primato, che dimostra quanto la passione per la birra accompagni l’umanità da tempi remotissimi.
L’ascesa delle artigianali: un nuovo modo di primeggiare
Finora abbiamo parlato di primati legati a volumi e grandi marchi, ma c’è un’altra rivoluzione in atto nel mondo della birra: quella delle birre artigianali. Negli ultimi vent’anni, migliaia di microbirrifici sono nati in ogni angolo del pianeta, portando una diversità di stili e sapori senza precedenti. Oggi esistono decine di tradizioni brassicole e varietà locali, dalle IPA americane alle Saison belghe, fino alle birre acide più sperimentali. Per farsi un’idea di quanta ricchezza di tipologie esista, sfogliate la nostra guida agli stili di birra che illustra la grande famiglia di ale, lager, lambic e molto altro.
Dal punto di vista del mercato, le craft beer rappresentano ancora una percentuale minoritaria delle vendite mondiali (pochi punti percentuali in molti paesi), ma il loro impatto culturale è enorme. In paesi come gli Stati Uniti si contano oltre 9.000 birrifici artigianali attivi, segno di un fermento creativo senza pari. Anche in Italia la scena è vivace: si è passati da poche decine di microbirrifici negli anni ’90 a oltre mille oggi, secondo gli ultimi dati. Questa esplosione è alimentata dalla ricerca di qualità, territorialità e innovazione da parte di un pubblico sempre più consapevole. Pur non potendo competere con i colossi industriali sui volumi, le birre artigianali primeggiano in creatività e varietà, offrendo esperienze degustative uniche.
Va sottolineato che non si tratta di una guerra tra artigianale e industriale, ma di due facce complementari della cultura della birra. C’è chi preferisce la costanza di gusto di una lager commerciale e chi invece ama esplorare ricette nuove ogni settimana. Nel nostro articolo birra artigianale vs birra industriale abbiamo discusso i pregi e difetti di entrambi i mondi. Quel che è certo è che la presenza delle craft beer ha innalzato l’asticella della qualità percepita: oggi anche i grandi produttori innovano e diversificano l’offerta, e una buona birra è riconosciuta e apprezzata indipendentemente dalla scala produttiva.
Per gli appassionati alla ricerca di eccellenze, questa è un’ottima notizia: significa poter scegliere in un panorama sempre più ampio. Che si tratti di assaggiare una IPA locale in un pub specializzato o di ordinare online una selezione di birre artigianali da tutto il mondo, mai come oggi il bevitore di birra ha la possibilità di scoprire la “numero uno” del proprio gusto personale.
Conclusione
In conclusione, chiedersi qual è la birra numero 1 al mondo significa esplorare diversi aspetti di questa bevanda millenaria. C’è una birra numero uno per vendite (la lager industriale Snow in Cina), una numero uno per prestigio tra gli intenditori (dalle Trappiste leggendarie alle stout artigianali più ricercate), e birre numero uno nel cuore degli appassionati per storia e simbolismo (come Guinness o Pilsner Urquell). Ogni classifica dipende dal metro di giudizio: economico, qualitativo o culturale.
Quel che è certo è che il mondo della birra è in continua evoluzione e non smette di stupire. Il settore brassicolo globale muove cifre imponenti – si stima oltre 800 miliardi di dollari nel 2023 – ma al tempo stesso si frammenta in migliaia di realtà locali e innovative. Dalle più grandi multinazionali ai più piccoli birrifici artigianali, ognuno contribuisce a rendere questo universo ricco e affascinante.
La “birra numero 1” dunque dipende da ciò che ognuno di noi cerca in un boccale: può essere la semplicità dissetante di una lager conosciuta, la complessità di una ale belga d’abbazia, o l’innovazione audace di una IPA moderna. Il bello è che non esiste una sola risposta – e forse è proprio questa la forza della birra, una bevanda capace di reinventarsi e primeggiare in tanti modi diversi. Non resta che brindare alla diversità: qualsiasi sia la vostra preferita, nel grande mosaico del mondo birrario ognuno può trovare la birra numero uno su misura per il proprio gusto.
FAQ
Qual è attualmente la birra più venduta al mondo?
La birra più venduta al mondo per volume è la Snow, una lager cinese prodotta da China Resources Beer. Questo marchio, poco conosciuto fuori dalla Cina, domina il gigantesco mercato interno cinese con oltre 100 milioni di ettolitri all’anno. Altre birre che seguono in classifica globale sono la cinese Tsingtao, l’americana Bud Light, l’americana Budweiser e la brasiliana Skol, tutte con quote di mercato inferiori rispetto a Snow.
Qual è la birra “migliore” del mondo secondo gli esperti?
Non esiste una risposta assoluta, perché dipende dai gusti e dai criteri. Spesso viene citata la belga Westvleteren XII, una birra trappista molto rara e dall’altissima qualità, votata più volte come miglior birra del mondo da community di appassionati. Anche alcune birre artigianali americane (ad esempio alcune imperial stout invecchiate in botte o IPA molto luppolate) hanno ricevuto punteggi elevatissimi nei concorsi e sui siti specializzati. In generale, le birre scure complesse e le ale belghe forti tendono a essere molto apprezzate nelle classifiche di qualità.
Qual è la birra più forte in assoluto?
Ad oggi il record di birra con la gradazione alcolica più alta spetta a birre sperimentali come la Brewmeister Snake Venom, una birra scozzese con un incredibile tenore alcolico di 67,5% vol. Si tratta di prodotti in tiratura limitata ottenuti con tecniche speciali (congelamento parziale del mosto per concentrare l’alcol, procedimento tipico delle eisbock estreme). Ovviamente non sono birre da consumo quotidiano, ma curiosità che spingono al limite il concetto stesso di birra.
Quale paese beve più birra?
Se consideriamo il consumo pro capite, il primato spetta da anni alla Repubblica Ceca: un cittadino ceco beve in media circa 140 litri di birra all’anno (equivalenti a quasi una bottiglia da 33 cl al giorno). Altri paesi con consumi pro capite molto elevati sono l’Austria, la Germania e la Polonia. In valori assoluti, invece, la Cina è il maggior consumatore mondiale semplicemente perché ha la popolazione più numerosa: il volume totale di birra consumato in Cina ogni anno supera quello di qualsiasi altra nazione.
Qual è la birra più famosa d’Italia?
In Italia ci sono diversi marchi storici molto conosciuti. Probabilmente la Peroni è la birra italiana più famosa a livello nazionale e internazionale, grazie anche alla lunga storia (fondata nel 1846) e alla diffusione capillare. Anche la Birra Moretti è un’icona italiana, con la celebre etichetta dell’“uomo con i baffi” riconoscibile da molti. Negli ultimi anni si sono fatte conoscere anche birre artigianali di successo, ma in termini di fama presso il grande pubblico, i marchi industriali storici restano i più noti.
Articolo davvero interessante! Non avrei mai pensato che Snow fosse la birra più venduta al mondo. Mi ha sorpreso scoprire quanto sia dominante il mercato cinese. Complimenti per la panoramica completa!
Ottima analisi, ma sono un po’ perplesso sulla Westvleteren XII. È davvero così introvabile? Qualcuno sa dove si può acquistarla online? Ho provato a cercarla ma senza successo.
@BirraLover82: La Westvleteren è davvero difficile da trovare, si vende solo al monastero o in alcuni lotti limitati. Ti consiglio di controllare siti come Beerwulf per birre trappiste simili. Bell’articolo, mi ha fatto venire voglia di provare una Quadrupel!
Grande menzione per le IPA americane! Pliny the Younger è una bomba, ma secondo me anche le birre italiane artigianali stanno raggiungendo livelli altissimi. Avete mai provato le birre di Baladin? Continuate così, ottimo lavoro!