Panoramica del mercato degli alcolici in Italia
Il settore degli alcolici in Italia copre vino, birra e distillati, ed è rilevante per il PIL agricolo nazionale. L’Italia rimane prima al mondo per produzione di vino e terza per esportazioni (dopo Francia e Spagna) Il Sicilia. Tuttavia i consumi domestici di vino mostrano tendenze di cambiamento: il tradizionale “bevitore quotidiano” di vino si sta riducendo, cedendo il passo a consumi occasionali e fuori pasto WineNews. Infatti, secondo il Rapporto ISTAT 2025 citato da WineNews, dal 1999 al 2023 la quota di bevitori quotidiani è scesa dal 33,3% al 19% della popolazione, mentre quella di consumatori occasionali è salita dal 37,3% al 49,8% WineNews. In questo quadro il vino non è più “re” incontrastato della tavola italiana: consumi di birra e superalcolici sono aumentati nel lungo periodo WineNews.
La birra, in particolare, ha saputo conquistarsi un posto di rilievo. Oggi circa il 30,8% degli italiani (età 11+) la beve consumo di birra in Italia, e il consumo pro capite annuo supera i 34 litri nel 2023 consumo pro capite di birra. Questo avvicina l’Italia alle medie di Francia e Spagna, pur rimanendo distante dalle nazioni a più lunga tradizione birraria (Repubblica Ceca ~104 L, Germania ~85 L) consumo pro capite di birra. Tra i giovani under35 il consumo medio di birra sale a quasi 68 litri annui, segno di un cambio culturale verso questo prodotto consumo pro capite di birra.
I distillati e gli aperitivi italiani mantengono una quota inferiore ma in crescita. Secondo i dati ISTAT, nel 2022 solo il 10,3% degli italiani (≥11 anni) ha bevuto superalcolici (liquori) e il 6,2% amari e aperitivi statistiche su consumo alcolici. Nonostante le percentuali più basse, alcuni distillati nazionali (Campari, Aperol, amari) dominano le vendite: un rapporto Euromonitor evidenzia infatti che i bitters (aperitivi italiani) restano la categoria più forte nel 2024, con Campari e Aperol in prima linea Euromonitor. Questi dati sottolineano che l’Italia – pur mantenendo il primato nei vini – vede ormai birra e spirits inseriti saldamente nelle abitudini di consumo (anche al di fuori dei pasti).
L’insieme delle tendenze suggerisce un mercato dinamico. Le abitudini di acquisto si spostano progressivamente fuori casa e nei consumi sociali. Il settore globale dell’alcol riflette questo cambiamento: secondo Euromonitor, dopo un calo del 2023 le vendite di alcolici in Italia dovrebbero tornare a crescere (on-trade e off-trade) nel medio periodo, grazie alla stabilizzazione dei prezzi e alla ripresa economica Euromonitor. A testimoniarlo, nel 2024 il canale supermercati si conferma principale punto vendita per vino, birra e spirits, leggermente davanti agli ipermercati Euromonitor. Nel contesto globale, anche piattaforme di ricerca internazionali come Euromonitor descrivono un settore robusto: il valore complessivo del mercato degli alcolici in Italia è vicino ai 15–20 miliardi di euro, con proiezioni di ulteriore crescita futuro Euromonitor.
Il mercato della birra in Italia: dati e trend
L’Italia ha vissuto un vero e proprio boom birrario negli ultimi decenni. Produzione e consumi hanno toccato picchi storici nel 2018-2019 e ancor più nel 2022. Secondo AssoBirra, i consumi interni di birra hanno raggiunto 22,3 milioni di ettolitri nel 2022 (superando il record pre-pandemia) e la produzione ha toccato 18,4 milioni AssoBirra. Dieci anni prima i consumi erano circa 17,5 milioni di hl, quindi il mercato è cresciuto di oltre il 20% in un decennio andamento storico del mercato della birra. Anche il consumo pro capite ha raggiunto livelli record: circa 38 litri annui per persona nel 2022 consumo pro capite di birra. Questi numeri pongono l’Italia finalmente vicino alle grandi nazioni birrarie (in passato eravamo fanalino di coda europeo) e dimostrano quanto la birra si sia integrata nella cultura alimentare nazionale.
Tuttavia, la flessione dei consumi del biennio 2022-2023 riflette l’impatto congiunto di inflazione, rincari e un potere d’acquisto più basso. Nel 2023 AssoBirra registra una contrazione di oltre il 5% su tutta la filiera birraria: produzione -5,02%, consumi -5,85%, export -5,36%, import -7,5% rispetto al 2022 AssoBirra. In valori assoluti, la produzione è scesa a 17,4 milioni di hl e i consumi a 21,2 milioni AssoBirra. Rimane comunque il fatto che, nonostante il leggero arretramento recente, i livelli del 2023 superano quelli di qualche anno fa e il trend di lungo periodo è positivo. (Nel primo semestre del 2024 la flessione sembra essersi arrestata, segnalando la solidità della domanda interna AssoBirra.)
| Bevanda alcolica | % di italiani (≥11 anni, 2022) |
|---|---|
| Vino | 44,1% |
| Birra | 30,8% |
| Superalcolici (liquori) | 10,3% |
| Aperitivi e amari | 6,2% |
Fonte: Fondazione Veronesi (ISTAT) statistiche su consumo alcolici. La tabella mostra la quota di italiani che dichiara di aver consumato almeno una volta all’anno ciascuna categoria.
La tabella conferma come la birra sia ormai consolidata come seconda bevanda nazionale. Per mettere i dati in prospettiva: nell’ultimo ventennio il consumo di birra è cresciuto di oltre 10 volte rispetto agli anni ’90 andamento storico del mercato della birra. Oggi quasi metà degli italiani beve birra almeno occasionalmente consumo di birra in Italia, e in molte zone del Paese (soprattutto Nord e Centro) la frequenza del consumo di birra ha superato quella del vino, specialmente tra i più giovani consumo di birra in Italia. Ad esempio, in Lombardia – che da sola genera circa il 18% del consumo nazionale di birra consumo regionale di birra – la birra è ormai parte integrante dell’identità gastronomica locale.
Birra artigianale vs industriale
Il mercato birrario italiano si divide oggi tra birre industriali e artigianali. Le prime (brand storici e produzioni di grande scala) coprono ancora la maggioranza del volume: secondo AssoBirra le birre industriali rappresentano circa l’82% della produzione nazionale birra artigianale vs industriale. Sul versante industriale dominano Peroni (Nastro Azzurro), Heineken Italia e Birra Moretti con rispettivamente circa il 28%, 22% e 15% di quota di mercato in volume. I punti di forza sono una distribuzione capillare, prezzi bassi e marketing di massa.
Dall’altra parte, la birra artigianale (prodotta dai microbirrifici) costituisce circa il 18% della produzione in volume birra artigianale vs industriale. Sebbene sia minoritaria nel volume, questa fetta genera un peso economico significativo: il comparto craft vale oltre 1,2 miliardi di euro (15% del mercato totale, nonostante il 18% di volume) birra artigianale vs industriale. Ciò significa che le birre artigianali hanno in media un prezzo molto più alto del prodotto industriale. Questa dinamica riflette il valore aggiunto percepito: il consumatore medio riconosce e premia il carattere locale e “di nicchia” del prodotto. Secondo un sondaggio condotto su consumatori, circa il 60% degli italiani dichiara di preferire birre prodotte in Italia (espressione di un apprezzamento patriottico) e molti apprezzano la diversità di stili offerta dai microbirrifici birra artigianale vs industriale.
Il comparto artigianale è cresciuto molto in fretta: Unionbirrai – l’associazione dei piccoli birrifici italiani – ha contato oltre 1.300 birrifici attivi nel Paese (dato 2021), con una crescita del 104% in sette anni Ansa. L’occupazione diretta del settore è aumentata a circa 9.600 addetti Ansa. Oggi l’Italia è sesta in Europa per numero di birrifici (dopo Francia, UK, Germania, Svizzera e Olanda) e nona per volume di produzione Ansa. Anche la birra agricola – prodotta dalle aziende agricole – ha registrato un boom: era presente in 80 realtà nel 2015 e nel 2022 era in oltre 290, con oltre mille addetti complessivi Ansa. Questi numeri confermano che la birra artigianale è un fenomeno culturale, cresciuto anche grazie al cambiamento di gusti: molti italiani, in particolare under 35, considerano la birra una bevanda più attraente rispetto al passato birra artigianale vs industriale.
La figura seguente riassume i dati chiave del comparto birrario italiano (valori 2022 vs 2013):
| Voce | 2013 | 2022 | Variazione |
|---|---|---|---|
| Consumo interno di birra (milioni di hl) | 17,5 | 22,3 | +27,4% |
| Produzione nazionale di birra (mln hl) | n.d. (circa 14) | 18,4 | – |
| Produzione di birra artigianale (mln hl) | n.d. | ~3,3 | – |
| Numero birrifici (totale) | ~650 | 1.326 | +104% |
| Consumo pro capite di birra (litri/anno) | ~30 | 37–38 | +23% |
Fonte: elaborazioni AssoBirra e Unionbirrai (2013 vs 2022) andamento storico del mercato della birra Ansa.
Canali di vendita e valore economico
Il peso economico della birra in Italia è ormai notevole. Secondo stime del settore, la filiera birraria genera un fatturato di circa 9,4 miliardi di euro (pari allo 0,5% del PIL italiano) e dà lavoro, diretto e indotto, a quasi 120.000 persone valore economico della birra in Italia. Di questi, un contributo significativo arriva dagli agricoltori (orzo e luppolo), dai produttori, dai distributori fino al canale HoReCa. In termini di entrate pubbliche, le accise sulla birra portano allo Stato oltre 700 milioni di euro ogni anno accise sulla birra.
I canali di vendita riflettono sia la preferenza per l’on-trade (birra alla spina in pub e ristoranti) sia la forza della grande distribuzione (GDO). Circa il 73% degli italiani dichiara di preferire la birra alla spina quando esce fuori casa, ma la quota di vendite è dominata dai formati da asporto (bottiglie/lattine): più del 60% delle vendite totali avviene in GDO canali di vendita birra. In pratica, il consumatore italiano ama la birra come bevanda sociale, ma la beve soprattutto a casa durante i pasti, approfittando dell’ampia disponibilità dei supermercati (che coprono circa il 60% delle vendite di birra) canali di vendita birra. Questo “paradosso della bottiglia” ha spinto i birrifici artigianali a investire nel packaging da asporto (lattine decorate, format convenienti), rilanciando in parallelo anche la qualità: i supermercati oggi offrono scaffali dedicati alle birre speciali e artigianali, a fianco di offerte “entry level”. Per approfondire questi aspetti tecnici e qualitativi si veda l’analisi storica del mercato della birra in Italia su La Casetta Craft Beer Crew. In sintesi, il settore birrario si conferma un comparto economicamente rilevante: nel 2023 il mercato valeva 6,4 miliardi di euro in vendite e la produzione totale ha sfiorato i 20,3 milioni di hl, recuperando i livelli pre-pandemia andamento storico del mercato della birra.
Produzione e consumo di vino e distillati
Il vino rimane un pilastro dell’economia agroalimentare italiana. I dati ISTAT riportano che nel 2024 l’Italia è prima al mondo per volume d’export e seconda (dietro la Francia) per valore: le esportazioni di vino italiano hanno raggiunto 8,1 miliardi di euro nel 2024 (con un incremento del +5,5% sul 2023) Il Sicilia. Nel complesso, il settore vinicolo genera decine di miliardi di fatturato (di cui oltre metà provenienti dai mercati esteri) e coinvolge centinaia di migliaia di aziende agricole e imprese di imbottigliamento Il Sicilia. La produzione annua di vino oscilla tipicamente intorno ai 40–50 milioni di ettolitri, a seconda delle annate e delle condizioni climatiche (nel 2023, per esempio, si è registrato un calo del 21% rispetto al record 2022).
Sul fronte del consumo interno, dopo anni di calo sostenuto dei consumatori abituali di vino, i trend si sono leggermente stabilizzati. Come accennato, nel 2023 circa il 68% degli italiani oltre gli 11 anni ha bevuto vino almeno una volta l’anno WineNews, ma solo il 19% lo fa quotidianamente. In generale il modello “bere a tavola” basato sul vino tradizionale si è attenuato a favore di modelli più “all’italiana” mischiati alle abitudini dei paesi nordici: aumenta il consumo fuori pasto e sociale, e i giovani preferiscono rituali come l’aperitivo al bicchiere di vino WineNews.
I distillati e liquori italiani (grappe, amari, aperitivi) rappresentano invece una nicchia di mercato minore ma in crescita. Esportiamo grappa e cognac in tutto il mondo, e il segmento dei cocktail Aperol/Prosecco ha trainato il consumo di aperitivi. Secondo Euromonitor, il segmento dei bitters è il più importante nel mercato italiano 2024 Euromonitor. Aperol e Campari rimangono marchi di punta: solo questi brand hanno saputo cavalcare la moda dei cocktail, mentre altri amari tradizionali mostrano un leggero calo di vendite Euromonitor. In sintesi, benché il vino detenga ancora la leadership dei numeri, «gli italiani preferiscono vino e birra» ormai allo stesso livello di scala, con i superalcolici che rappresentano solo una porzione intorno all’8–10% del mercato totale Euromonitor statistiche su consumo alcolici.
Import ed export di bevande alcoliche
Nel commercio internazionale l’Italia è nettamente importatrice di birra ma esportatrice di vino. Nel 2023 le importazioni di birra hanno toccato circa 7,4 milioni di ettolitri (in calo del -7,6% rispetto al 2022) AssoBirra. Il principale fornitore è da anni la Germania (che detiene il 41,7% delle importazioni italiane) AssoBirra, favorita dal fatto di avere accise sulla birra quattro volte più basse rispetto all’Italia AssoBirra. Seguono il Belgio (20,7%), Olanda (9,8%) e Polonia (9,4%) AssoBirra. Dal punto di vista opposto, nel 2023 l’export italiano di birra è stato di 3,6 milioni di hl (in calo del -5,36% sul 2022) AssoBirra, principalmente verso Regno Unito, Albania e soprattutto Francia (in forte aumento del +57%). Questi flussi dimostrano come il settore birrario sia fortemente legato al contesto fiscale: AssoBirra ribadisce che per rafforzare la competitività del comparto sono necessari interventi sulle tasse, proprio perché le produzioni estere – soprattutto tedesche – beneficiano di aliquote molto più basse AssoBirra.
Per il vino, come detto, l’Italia resta un esportatore netto. Secondo ISTAT e OIV il made in Italy del vino conquista circa la metà dei principali mercati globali: nel 2024 ha venduto all’estero 8,1 miliardi € di vino, con una crescita del +5,5% sul 2023 Il Sicilia. In termini di volume esportato, l’Italia è prima al mondo (anche grazie al Prosecco, il vino italiano più venduto all’estero) Il Sicilia. L’import di vino italiano nei mercati internazionali riguarda soprattutto la produzione DOC/DOP, dove deteniamo il primato europeo. Nei distillati, l’Italia è tra i maggiori esportatori di amari e liquori (+55% export fino al 2022 secondo Federvini-Nomisma). Rimane modesto l’import di whiskey, vodka, ecc., in parte compensato dalla produzione interna di gin, rum e whisky locali in crescita.
Consumi regionali e per fasce d’età
Le abitudini di consumo di alcolici mostrano forti differenze territoriali in Italia. Dati Istat evidenziano che Centro-Nord ha consumi pro capite significativamente più alti rispetto a Sud e Isole WineNews consumi regionali alcolici. Per il vino, ad esempio, le regioni del Nord sono storicamente e culturalmente legate al consumo enogastronomico, mentre al Sud il consumo di birra e cocktail sta crescendo con ritmi più sostenuti ma da una base inferiore. Secondo la Relazione del Ministero della Salute 2023, ben il 69,3% dei litri di alcolici consumati in Italia si concentra nel Centro-Nord consumi regionali alcolici. La Lombardia da sola genera circa il 18% del consumo nazionale di birra consumo regionale di birra. Al Sud, invece, malgrado trend positivi (per esempio Sicilia e Campania hanno registrato tassi di crescita annui del 6–7% sul consumo di birra consumo regionale di birra), i volumi restano globalmente inferiori. Le differenze nord-sud si rispecchiano anche nelle scelte di bevanda: il vino domina le preferenze al Nord e Centro, mentre birra e superalcolici crescono maggiormente nelle regioni meridionali consumi regionali alcolici.
A livello demografico, il modello di consumo “fuori pasto” e nelle occasioni sociali è più marcato nei giovani e nei maschi. L’ultimo rapporto Istat mostra che tra i coetanei (età 45-49 anni) il consumo giornaliero è passato dal 40,3% (nati 1945-49) al solo 18,8% (nati 1970-74) WineNews. Invece, il consumo fuori pasto è molto più diffuso nelle generazioni più giovani: ad esempio i nati 1985-89 hanno un’abitudine fuori pasto pari al 49,1% intorno ai 35 anni, contro il 29,6% dei nati 1965-69 a quell’età WineNews. Anche il fenomeno del binge drinking resta un problema giovanile: l’11-15% degli 18-24enni dichiara episodi di abbondante alcol in poche ore (il massimo a 20-24 anni) WineNews. In sintesi, i gruppi di età più bassi mostrano una minore frequenza di consumo quotidiano ma una maggiore propensione al consumo ricreativo/fuori pasto WineNews. Questo implica anche un cambiamento delle preferenze: i giovani italiani tendono a scegliere birre di stile più forte e cocktail, a fronte di una moderazione sul vino tradizionale.
Inevitabilmente, queste dinamiche hanno riflessi economici: le aziende del Nord (più orientate all’export e alla produzione di birra e vino di qualità) stanno conquistando quote di mercato, mentre nel Sud l’industria alcolica è spesso più frammentata. Per approfondimenti sui consumi per fascia di età e altre statistiche, consultare il nostro studio sulle Statistiche di consumo degli alcolici in Italia.
Tendenze future e conclusioni
In conclusione, il mercato degli alcolici in Italia è un settore in evoluzione, trainato da innovazione di prodotto e cambiamento culturale. La birra, pur avendo subito una recente battuta d’arresto dei volumi, mantiene fondamenta solide: la crescita pluriennale del craft e l’aumento di popolazione che la consuma suggeriscono prospettive di moderata ripresa WineNews Euromonitor. Il comparto vinicolo conferma il suo successo globale grazie all’export (con un record di 8,1 miliardi di euro nel 2024 Il Sicilia), ma deve gestire una domanda interna più selettiva. I distillati italiani puntano sui cocktail d’aperitivo, mentre l’assorbimento di nuove categorie (birre analcoliche, flavored malt beverages) si fa strada soprattutto tra i giovanissimi. Le proiezioni indicano che, con prezzi più stabili e una ripresa economica, i consumi di alcolici torneranno a crescere nei prossimi anni Euromonitor, sostenuti anche da una “premiumizzazione” delle scelte di consumo (il consumatore privilegia qualità e sostenibilità).
Il ruolo delle istituzioni rimane cruciale: le associazioni di settore (come AssoBirra) sottolineano che agevolazioni fiscali e investimenti pubblici possono spingere il settore verso nuovi record AssoBirra. Il mercato degli alcolici in Italia genera oggi oltre 15 miliardi di euro di fatturato complessivo (birra + vino + liquori) e contribuisce in modo significativo all’export italiano. L’analisi dettagliata di questi dati – ad esempio nel nostro Andamento storico del mercato della birra – evidenzia come il settore brassicolo sia ormai parte integrante del Made in Italy. In definitiva, dalle statistiche emerge un comparto resilient e innovativo: l’Italia conferma il suo ruolo di grande “vinitalia”, ma si sta anche trasformando in un Paese di birra e spirito, con consumatori più attenti ai trend globali.
Fonti: dati ISTAT, Assobirra, Unionbirrai, Fondazione Veronesi, IWSR/Euromonitor. Citazioni interne dal nostro blog (es. Andamento storico del mercato birra, Statistiche consumo alcolici) approfondiscono questi temi. Per ulteriori dettagli e tabelle statistiche si rimanda ai link e alle note di approfondimento AssoBirra andamento storico del mercato della birra WineNews Il Sicilia.
Tl;dr
Il mercato alcolici in Italia vale 15-20 miliardi di euro, con vino leader ma in calo quotidiano, birra al 30,8% dei consumatori e in crescita tra i giovani, distillati in ascesa grazie a cocktail. Produzione birra a 17,4 mln hl nel 2023, con artigianale al 18%; export vino record a 8,1 mld euro. Trend: consumi occasionali, premiumizzazione, sostenibilità.




Articolo molto interessante! Non sapevo che la birra avesse guadagnato così tanto terreno in Italia. Complimenti per i dati dettagliati.
Interessante lettura, ma mi chiedo: quali sono le regioni con il maggior numero di birrifici artigianali? Potreste approfondire?
Grazie Anna per la domanda! Le regioni con più birrifici artigianali sono Lombardia, Veneto e Piemonte. Per dettagli, consulta il nostro articolo su statistiche regionali sulla birra.
Articolo positivo nel complesso, ma sono un po’ perplesso sui dati relativi all’export di birra. Sembra che ci sia ancora molto da fare per competere con i giganti europei. Cosa ne pensate?
Ottimo riassunto! Adoro come abbiate incluso tabelle e fonti. Per chi è interessato a birre artigianali, consiglio di visitare Unionbirrai per eventi locali.