La produzione di birra senza glutine è in forte crescita e gli appassionati europei possono finalmente godersi le migliori birre artigianali gluten free senza rinunciare al gusto. In questo articolo autorevole presentiamo una classifica dettagliata delle migliori birre gluten free disponibili in Europa – con un occhio di riguardo alle blonde ale e alle lager in lattina – per offrire consigli documentati e scoprire nuove proposte interessanti. L’obiettivo non è “premiare” o “bocciare” marchi specifici, ma fornire indicazioni utili basate su dati, premi internazionali e pareri di esperti, sapendo bene che molto dipende dai gusti personali e che ogni classifica può essere perfezionata nel tempo. Preparatevi dunque a un viaggio tra luppoli e malti senza glutine, alla scoperta di birre eccellenti adatte a celiaci e non solo.
Prima di entrare nel vivo, è importante sottolineare come il settore delle birre senza glutine stia vivendo un boom: solo in Italia si contano oltre 250.000 celiaci diagnosticati (con molti casi non ancora individuati) e la domanda di bevande “gluten free” aumenta ogni anno[1]. Non a caso, molti birrifici industriali e artigianali hanno inserito in gamma almeno una referenza senza glutine. Si parla di un tasso di crescita annuo stimato tra +15% e +40% per questo segmento[2] – un trend che rappresenta un’opportunità ghiotta sia a livello commerciale che per l’innovazione brassicola. Il risultato? Sempre più birre gluten free premiate in concorsi birrari, e un pubblico di curiosi (circa un 30% dei consumatori gluten free) composto anche da non intolleranti, attratti dalla novità e dai sapori alternativi.
Per contestualizzare i risultati, ricordiamo che esistono due metodologie principali per produrre birre senza glutine: l’utilizzo di cereali naturalmente privi di glutine (riso, mais, miglio, grano saraceno, quinoa, ecc.) oppure la deglutinizzazione di una birra tradizionale d’orzo tramite enzimi specifici (come la prolil-endopeptidasi) che scindono le proteine del glutine durante la fermentazione[3]. Entrambi gli approcci possono dare ottimi risultati, ma influiscono leggermente sul profilo sensoriale: le birre da cereali alternativi presentano sfumature diverse (ad esempio note leggermente amarognole o tostate dal grano saraceno o dal miglio), mentre le birre “deglutinate” mantengono un gusto molto simile alle versioni originali, risultando spesso indistinguibili da queste. In ogni caso, tutte le birre della nostra lista rientrano sotto il limite di <20 ppm di glutine e molte vantano la certificazione spiga barrata dell’Associazione Italiana Celiachia, garanzia di sicurezza per i celiaci.
Abbiamo selezionato sia pionieri del gluten free che novità artigianali meritevoli, considerando gusto, qualità degli ingredienti, riconoscimenti ottenuti e disponibilità sul mercato. Ogni birra è descritta in modo approfondito, con stile neutro e professionale. Ecco la classifica delle migliori birre senza glutine in Europa:
In questo post
- Daura Damm – Lager senza glutine (Spagna)
- BrewDog Vagabond Pale Ale – L’APA gluten free ribelle (Scozia)
- Baladin Nazionale Gluten Free – 100% italiana e certificata (Italia)
- Brunehaut Bio Blonde – L’abbazia belga senza glutine (Belgio)
- Mongozo Premium Pilsner – Lager esotica bio e fair-trade (Belgio)
- Mikkeller Peter Pale Ale (Gluten Free) – Creatività danese in lattina (Danimarca)
- Green’s Blond Ale – Il pioniere con cereali alternativi (Regno Unito/Belgio)
- Buzzy – Blonde Ale artigianale in lattina (Italia)
- Neumarkter Lammsbräu Glutenfrei – Pils biologica tedesca (Germania)
- Il Mastio “Biosfera” Golden Ale – L’eccellenza premiata italiana (Italia)
- Conclusioni – Le birre senza glutine tra gusto e innovazione
1. Daura Damm – Lager senza glutine (Spagna)
Daura Damm è una lager senza glutine spagnola da 5,4% vol. che ha fatto la storia di questa categoria. Prodotta dal birrificio Damm di Barcellona e lanciata nel 2006, è stata una delle prime birre gluten free al mondo ottenute da malto d’orzo (grazie a un processo enzimatico di rimozione del glutine). Il risultato è una lager dorata dal gusto fresco e bilanciato, con lievi note di cereale e miele e un finale amarognolo piacevole come ci si aspetta da una pilsner di qualità. In blind tasting, molti consumatori faticano a credere che sia una birra senza glutine, segno della sua elevata fedeltà organolettica allo stile lager tradizionale.
Daura ha raccolto un imponente bottino di premi internazionali nel corso degli anni. È regolarmente presente sul podio di concorsi prestigiosi: ha ottenuto medaglie d’oro ai World Beer Awards nella categoria gluten free, riconoscimenti al World Beer Championship, al European Beer Star e numerosi Superior Taste Award in Belgio, affermandosi come la birra gluten free più premiata al mondo[4][5]. Grazie a questi riconoscimenti, l’etichetta Daura è diventata un riferimento assoluto per chi cerca una birra “senza” ma dal gusto “con” – tanto da essere definita dalla casa madre “the world’s most award-winning crafted to remove gluten beer”[4].
Daura presenta un corpo leggero e un’alta bevibilità, caratterizzata da una vivace carbonazione e da un’acidità delicata che dona freschezza. È perfetta servita ben fredda in una pinta: accompagna bene piatti leggeri, tapas, paella e momenti convivali estivi. È disponibile in formato bottiglia 33 cl (in molti supermercati e locali europei) e anche in lattina in alcuni mercati, a testimonianza della volontà di Damm di stare al passo con i trend di confezionamento moderni. In sintesi, Daura Damm è la lager gluten free per eccellenza, consigliata sia ai neofiti (come birra “d’ingresso” nel mondo gluten free) sia ai celiaci di lunga data in cerca di un sapore classico e affidabile.
Riconoscimenti internazionali
Daura ha collezionato decine di premi nel tempo. Tra i più importanti possiamo citare: medaglia d’oro ai World Beer Awards 2011 come miglior birra senza glutine al mondo, 3 stelle al Superior Taste Award dell’International Taste Institute (Belgio) nel 2011, 2012 e 2018, diversi ori e argenti ai Great Taste Awards nel Regno Unito, e riconoscimenti ai Free From Food Awards (2014, 2015, 2017) dedicati ai prodotti senza allergeni[6][7]. Questo palmarès eccezionale conferma l’impegno di Damm nel garantire qualità e costanza produttiva per Daura. Non sorprende quindi che molti considerino Daura un metro di paragone per tutte le birre gluten free (“gold standard” del segmento). Anche chi solitamente non ha esigenze dietetiche particolari potrebbe apprezzarla alla cieca: un’autentica birra da tutti i giorni, che unisce tradizione brassicola europea e innovazione tecnologica.
2. BrewDog Vagabond Pale Ale – L’APA gluten free ribelle (Scozia)
BrewDog Vagabond è una Gluten Free Pale Ale (4,5% vol.) prodotta dal birrificio scozzese BrewDog, noto per il suo spirito rivoluzionario nel mondo craft. Lanciata nel 2015 con l’eloquente slogan “Gluten free, craft full”, Vagabond ha dimostrato che anche una birra senza glutine può avere carattere da vendere. Si tratta di una American Pale Ale (APA) dal colore ambrato chiaro, con un profilo aromatico marcato di luppoli tropicali e agrumati. Al naso sprigiona note di pompelmo e resina, mentre al palato offre un amaro deciso ma bilanciato da sfumature maltate leggere. Il finale asciutto e leggermente resinoso invoglia a un altro sorso, rendendola molto sessionabile.
Dal punto di vista produttivo, BrewDog ottiene Vagabond partendo da malto d’orzo e utilizzando un enzima in grado di spezzare le sequenze di glutine durante la fermentazione – lo stesso metodo impiegato per molte birre “gluten removed”. Ogni cotta viene testata in laboratorio per assicurare un contenuto di glutine inferiore ai 10 ppm, ben al di sotto del limite di legge[8]. Questo approccio consente di preservare l’identità organolettica di una classica pale ale BrewDog, tanto che in passato Vagabond ha saputo imporsi anche all’attenzione della critica: medaglia d’oro come miglior birra gluten free al World Beer Awards 2015 (UK)[9] e premi nei contest dedicati ai prodotti senza glutine nel Regno Unito.
Sul mercato italiano, BrewDog Vagabond si trova principalmente in bottiglie da 33 cl (facilmente riconoscibili per l’etichetta con la figura del “vagabondo” e i toni turchesi) e occasionalmente alla spina in alcuni locali craft. Il fatto di non essere (ancora) distribuita in lattina non le toglie nulla: chi la assaggia la descrive come una gluten free dall’anima punk, capace di far ricredere anche i più scettici. Si abbina bene a piatti saporiti e street food – pensiamo a un hamburger succulento o a delle chicken wings piccanti – perché i suoi toni agrumati e amari ripuliscono il palato. In definitiva, Vagabond è la birra “ribelle” per chi vuole qualcosa di diverso dalla solita lager senza glutine: un must per gli amanti del luppolo che seguono una dieta gluten free.
3. Baladin Nazionale Gluten Free – 100% italiana e certificata (Italia)
Baladin Nazionale Gluten Free è la versione senza glutine della celebre Nazionale del birrificio Baladin – la prima birra artigianale italiana prodotta esclusivamente con ingredienti autoctoni al 100%. Parliamo di una blonde ale speziata da 6,5% vol., dal colore giallo dorato carico e dall’aspetto leggermente velato (opalescente) con schiuma bianca fine e persistente. Baladin ha realizzato questa special edition per offrire anche ai celiaci la possibilità di gustare una birra simbolo del movimento craft italiano: agli ingredienti originali (malto d’orzo, luppoli e spezie 100% italiani) viene aggiunto del riso Carnaroli in ricetta e applicato un processo di rimozione del glutine, ottenendo così una bevanda sicura per gli intolleranti ma fedele nello spirito alla Nazionale “classica”.
Dal punto di vista aromatico, Nazionale Gluten Free sprigiona profumi floreali e agrumati, con sentori di bergamotto, miele d’acacia e spezie (la ricetta prevede l’aggiunta di coriandolo e scorza d’arancia amara, tipica della versione originale). In bocca è morbida e avvolgente, con un ingresso maltato dolce ben bilanciato dalle note agrumate dei luppoli e una leggera pepatura. Il finale è secco, pulito e lascia una delicata scia amarognola agrumata. Teo Musso, fondatore di Baladin, tiene molto a questa birra perché incarna la filosofia “contadina” del birrificio unita all’inclusività: è stata infatti una delle prime birre artigianali italiane a ottenere la certificazione AIC (Spiga Barrata) dall’Associazione Celiachia, a garanzia che il glutine residuo è sotto i 10 ppm[10]. Questo traguardo, comunicato con orgoglio dall’azienda, testimonia l’attenzione alla qualità e alla salute dei consumatori.
Baladin Nazionale Gluten Free si è fatta valere anche nei concorsi: al World Gluten Free Beer Award (manifestazione internazionale tenutasi in Italia) si è aggiudicata il primo posto di categoria tra le birre ad alta fermentazione speziate[11], confermando che il suo equilibrio di sapori conquista non solo per la storia che porta con sé, ma anche per il merito organolettico. È disponibile in bottiglie da 33 cl (identiche nell’aspetto a quelle della Nazionale standard, salvo la dicitura “Gluten Free” ben evidente) e si presta ad abbinamenti molto vari: dalla pizza gourmet ai formaggi freschi, passando per piatti etnici leggermente piccanti grazie alle sue note aromatiche. In sintesi, Baladin Nazionale GF è un’eccellenza artigianale italiana in chiave gluten free – imperdibile per chi vuole assaporare una birra genuina, a km 0, senza preoccupazioni.
4. Brunehaut Bio Blonde – L’abbazia belga senza glutine (Belgio)
Dal Belgio birrario più tradizionale arriva un esempio di integrazione tra stile abbaziale e tecniche moderne: Brunehaut Bio Blonde è una Belgian Blonde Ale biologica di 6,5% vol., prodotta dall’omonimo birrificio Brunehaut, resa senza glutine tramite un processo naturale brevettato. Il birrificio, con radici storiche e vocazione artigianale, coltiva in proprio l’orzo utilizzato per le sue birre. Per la linea gluten free applica un metodo di deglutinizzazione che consente di abbattere il glutine a meno di 5 ppm senza ricorrere a cereali alternativi[12]. In pratica, la Brunehaut Blonde fermenta con malto d’orzo e luppoli selezionati (è certificata biologica al 100%), poi subisce un trattamento enzimatco controllato: il risultato è una birra indistinguibile dalla versione originale, ma adatta anche ai celiaci.
Nel bicchiere si presenta di un bel colore dorato carico leggermente velato, con una schiuma candida abbondante e cremosa – tipica delle birre d’abbazia. Al naso offre note complesse: fruttato (albicocca secca, agrumi canditi), spezie da lievito belga (un tocco di chiodo di garofano, pepe bianco) e un leggero sottofondo di cereale. In bocca ha corpo medio, carbonazione vivace e un gusto che combina dolcezza maltata (miele, pane) con un finale secco e lievemente amaricante dove riemergono spezie e un accenno terroso. La pulizia del profilo è notevole, considerando che parliamo di una ale rifermentata in bottiglia. Molni esperti concordano che “non sembra affatto senza glutine” e per questo Brunehaut Blonde ha vinto diversi premi nella sua categoria, tra cui medaglie al World Beer Awards (oro nel 2019, categoria gluten free belgian ales)[13].
Essendo una birra di stampo belga, la Brunehaut Bio Blonde si sposa alla grande con formaggi d’abbazia, carni bianche in salsa e piatti della cucina fiamminga. Viene venduta in bottiglie da 33 cl e 75 cl (formato grande da condividere), caratterizzate dall’etichetta con la spiga sbarrata e il logo Bio. Il birrificio produce anche una versione Ambrée senza glutine e una Triple sui 8% vol., anch’esse apprezzate, ma è la Blonde ad aver riscosso il maggiore plauso internazionale per la sua fedeltà allo stile e la qualità certificata. Se siete amanti delle birre trappiste o d’abbazia e cercate un’alternativa gluten free, Brunehaut Blonde è probabilmente la scelta più indicata: unisce l’antica tradizione brassicola belga a soluzioni moderne, il tutto in un calice colmo di storia e gusto.
5. Mongozo Premium Pilsner – Lager esotica bio e fair-trade (Belgio)
Mongozo Premium Pilsner occupa un posto particolare in questa classifica: è infatti la prima birra al mondo ad aver unito tre caratteristiche in un unico prodotto, essendo organica, equo-solidale e senza glutine[14]. Prodotta in Belgio (dal birrificio Huyghe, noto per la Delirium) su ricetta del brand Mongozo, questa lager bionda da 5% vol. rappresenta un ponte tra cultures: il termine Mongozo significa “cin cin” nella lingua di un popolo africano, e la gamma del marchio include birre esotiche con ingredienti come cocco, banana e mango. La Premium Pilsner, tuttavia, è una proposta più classica nello stile – una pilsner dorata dal gusto pulito – ma realizzata con materie prime non convenzionali: impiega infatti malto d’orzo deglutinato, riso biologico fair-trade (proveniente da coltivazioni del commercio equo certificato) e luppolo.
Il risultato è una birra dal colore giallo brillante, con schiuma bianca fine. Al naso presenta lievi note di malto e cereali, un accenno erbaceo di luppolo Saaz e sfumature vagamente floreali. Al palato è snella, fresca e scorrevole: ritroviamo sapori di pane chiaro, fieno tagliato e un amaro moderato ma persistente che invita a nuovi sorsi. Pur utilizzando una buona percentuale di riso (circa il 40% della grist, per conferire secchezza e leggerezza[15]), la Mongozo Pilsner mantiene un carattere abbastanza vicino a quello di una lager europea standard – merito anche della sapiente lavorazione e della qualità bio degli ingredienti. Chi l’ha assaggiata la descrive come “una pils senza glutine a cui non manca nulla se non il glutine stesso”[16], a sottolineare che non si avverte alcun “difetto” legato all’assenza di questa proteina.
Oltre ad aver vinto premi in concorsi dedicati ai prodotti sostenibili, questa birra ha guadagnato popolarità soprattutto tra coloro che sposano uno stile di vita etico e salutare: è indicata infatti anche per vegani ed è priva di allergeni aggiuntivi. Viene commercializzata in bottiglie da 33 cl con un design vivace (riporta il logo Fair Trade e Organic), facilmente reperibile nei beer shop specializzati e in alcuni locali attenti alle nicchie. Se cercate una lager leggera, rinfrescante e “buona” non solo di gusto ma anche nei valori, Mongozo Premium Pilsner merita sicuramente un assaggio. È la prova che innovazione sociale e brassicola possono andare di pari passo, regalando una birra gluten free diversa dal solito, con un tocco esotico e una missione nobile dietro le quinte.
6. Mikkeller Peter Pale Ale (Gluten Free) – Creatività danese in lattina (Danimarca)
Il birrificio Mikkeller di Copenaghen è famoso per le sue sperimentazioni audaci, e non ha certo ignorato il mondo delle birre senza glutine. Tra le sue creazioni spicca Peter, Pale and Mary in versione Gluten Free, una pale ale da 4,6% vol. ricca di aromi di luppolo e dall’elevata bevibilità. Mikkeller ha sviluppato questa birra utilizzando malti d’orzo tradizionali e successivamente rimuovendo il glutine con enzimi, ottenendo così un prodotto finale praticamente indistinguibile dalla ricetta originale “glutinosa”. Al naso offre intensi profumi di frutta tropicale e agrumi (mango, passion fruit, pompelmo rosa) grazie all’uso generoso di luppoli americani; in sottofondo si avvertono note leggermente resinose e di malto chiaro. Il corpo è scorrevole, leggero ma non acquoso, con carbonazione media e finale secco-amaro rinfrescante.
Peter Pale Ale Gluten Free è un esempio di come Mikkeller punti a includere tutti gli appassionati: l’etichetta ironica e il nome giocoso (parodia della canzone “Peter, Paul and Mary”) celano una birra molto seria in termini di qualità. Ha ottenuto ottimi punteggi nelle recensioni internazionali da parte di pubblicazioni e blog specializzati, posizionandosi tra le migliori pale ale gluten free sul mercato per equilibrio e intensità aromatica. Viene imbottigliata e – cosa che farà piacere agli amanti del formato moderno – lattinata in formato 500 ml: Mikkeller infatti abbraccia pienamente la filosofia del craft in lattina, che protegge la birra dalla luce e dall’ossigeno. (Perché la birra in lattina è così popolare oggi? Scoprilo nell’approfondimento di La Casetta Craft Beer Crew).
Oltre a Peter Pale Ale, Mikkeller ha rilasciato anche Space Race IPA in versione gluten free (un’IPA da 6,7% vol. con profilo marcatamente tropicale)[17], segno che l’innovativo birrificio danese sta esplorando più stili in chiave senza glutine. Queste birre sono distribuite globalmente, anche se in tiratura limitata: i fan italiani possono trovarle tramite shop online specializzati o nelle birrerie con selezione internazionale. L’abbinamento consigliato per la Peter Pale Ale GF? Cucina fusion e piatti speziati: ad esempio tacos con pesce e mango, poke bowl, falafel con salsa allo yogurt – piatti in cui i luppoli agrumati e la secchezza della birra puliscono e integrano i sapori. In conclusione, Mikkeller Peter Pale Ale Gluten Free dimostra che creatività e inclusività possono coesistere nel bicchiere: è la scelta ideale per chi vuole una pale ale moderna, profumata e dalla bevuta facile, senza alcuna traccia di glutine a rovinare la festa.
7. Green’s Blond Ale – Il pioniere con cereali alternativi (Regno Unito/Belgio)
Green’s è un marchio leggendario nel panorama delle birre senza glutine: fondato in Inghilterra nel 2004 da un imprenditore celiaco, è stato tra i primi a produrre esclusivamente birre gluten free e a esportarle in tutta Europa. La particolarità? Le birre Green’s non nascono da orzo deglutinato, ma impiegano fin dall’inizio cereali naturalmente senza glutine come miglio, sorgo, grano saraceno e riso[18], malti che vengono sapientemente combinati per creare stili classici “alternativi”. La Green’s Blond Ale (5,0% vol.) è una delle referenze di punta: si tratta di una Belgian Blonde Ale ispirata alle birre d’abbazia, con un profilo aromatico pulito e lievemente fruttato.
Versata nel calice, la Green’s Blond si presenta color oro chiaro con riflessi paglierini, coronata da schiuma bianca di media persistenza. Al naso emergono note delicate di fiori bianchi, mela verde, cereale crudo (ricordando che qui non c’è orzo, quindi il cereale è ad esempio il miglio) e un tocco di luppolo continentale erbaceo. In assaggio è sorprendentemente equilibrata: il corpo è medio-leggero ma non annacquato, il gusto offre sfumature di miele e biscotto (merito del miglio maltato) insieme ad accenni leggermente nutty (frutta secca) dati dal grano saraceno, il tutto chiuso da un finale morbido con un’amarezza molto contenuta. È una birra pensata per avvicinare anche i palati più tradizionali al mondo gluten free, senza spiazzarli con sapori troppo anomali.
Green’s Blond Ale – insieme alle “sorelle” Amber Ale, India Pale Ale e Dubbel prodotte dal marchio – viene realizzata presso il birrificio De Proef in Belgio, noto per l’alta qualità. Ha ottenuto nel tempo diversi riconoscimenti, in particolare Great Taste Award nel Regno Unito (dove i giudici l’hanno premiata per la piacevolezza complessiva) e apprezzamenti nelle guide delle migliori birre britanniche. Uno dei suoi punti di forza è la bassa attenuazione: grazie all’uso di cereali diversi dall’orzo, la fermentazione lascia un residuo che dona corpo e dolcezza naturale, evitando quel finale “watery” che affliggeva molte prime birre senza glutine. Green’s è stata insomma pioniera nell’aprire la strada ai cereali alternativi, dimostrando che anche senza malto d’orzo si possono creare birre degne di nota.
La Green’s Blond Ale si trova in commercio in bottiglie da 33 cl (spesso nei negozi bio, nelle farmacie specializzate in alimenti per celiaci e in alcuni pub inglesi/belgi). Si abbina ottimamente a pietanze leggere: insalate estive, pesce alla griglia, formaggi freschi e anche sushi, grazie al suo profilo delicato. Per chi cerca qualcosa di più robusto, la linea Green’s offre anche una Tripel 8.5% e una Dubbel 7% tutte senza glutine e tutte meritevoli. Ma è la Blonde Ale a rappresentare al meglio la filosofia del marchio: inclusività, ricerca e rispetto della tradizione brassicola belga, il tutto in un prodotto sicuro per i celiaci. Se oggi beviamo birre senza glutine di qualità, molto lo dobbiamo ai passi fatti da Green’s quasi due decenni fa.
8. Buzzy – Blonde Ale artigianale in lattina (Italia)
Buzzy è una Blonde Ale artigianale senza glutine al 4,2% vol., lanciata di recente dal birrificio italiano La Casetta – Craft Beer Crew. Si tratta di una birra bionda leggera e di facile bevuta, che punta a dimostrare come anche una gluten free possa offrire aromi intriganti e piena soddisfazione nel bicchiere. Fin dal primo sorso Buzzy rivela un carattere distintivo di ispirazione tedesca, con un profilo pulito e maltato su cui si innestano sfumature sorprendenti: il mastro birraio ha infatti impiegato varietà di luppolo che conferiscono al bouquet note sottili ma vibranti di mandarino e un accenno di cocco. Questo aroma delicatamente esotico resta comunque ben bilanciato, senza coprire la base di malto d’orzo (deglutinato con tecniche moderne) che dona alla birra corpo e struttura. La gradazione contenuta e la secchezza del finale la rendono estremamente rinfrescante e semplice da bere, adatta quindi a una vasta platea di pubblico.
Uno degli aspetti peculiari di Buzzy è il formato: viene confezionata esclusivamente in lattine da 33 cl. Questa scelta, ancora non comunissima tra i microbirrifici italiani per le birre chiare senza glutine, dimostra la volontà di La Casetta di puntare sulla massima freschezza e protezione del prodotto (la lattina infatti scherma completamente la birra dalla luce e garantisce una minore ossidazione). Anche l’occhio vuole la sua parte: la grafica accattivante sulla lattina e il nome giocoso “Buzzy” suggeriscono un’esperienza spensierata e alla mano. Il birrificio presenta questa birra come adatta “a tutti, proprio tutti, celiaci inclusi”, sottolineando il messaggio di inclusività: Buzzy è senza glutine, così tutti possono gustarla senza preoccupazioni[19].
Dal punto di vista organolettico, Buzzy offre profumi freschi e floreali, con il già citato richiamo agrumato (mandarino) e tropicale (cocco) che incuriosisce il naso. Al palato scorre morbida, con un ingresso leggermente dolce di malto che ricorda il pane chiaro, subito bilanciato dalle note agrumate del luppolo. Il finale è pulito e asciutto, quasi crisp, senza alcun retrogusto sgradevole. Chi l’ha assaggiata ne evidenzia la pulizia e semplicità di bevuta – qualità non banali per una birra artigianale gluten free – e la capacità di dissetare. Buzzy si abbina bene a situazioni informali: un aperitivo tra amici, una grigliata estiva, oppure come birra da frigo quotidiana grazie al suo basso tenore alcolico. È anche interessante in cucina, ad esempio per accompagnare piatti leggeri, insalate con agrumi o una frittura di pesce, dove le sue note agrumate possono armonizzarsi col cibo.
In conclusione, Buzzy rappresenta la nuova generazione di birre senza glutine italiane: nata da un progetto giovane (La Casetta Craft Beer Crew è attiva dal 2024) e già in grado di ritagliarsi uno spazio nel panorama brassicolo. Per chi vuole allontanarsi dai soliti marchi e provare qualcosa di fresco, locale e innovativo, Buzzy è la scelta perfetta. Dimostra che l’estro dei microbirrifici italiani può creare birre gluten free moderne, in lattina, accattivanti e soprattutto buone da bere.
9. Neumarkter Lammsbräu Glutenfrei – Pils biologica tedesca (Germania)
Dalla Germania, patria del Reinheitsgebot, arriva una pilsner biologica senza glutine firmata Neumarkter Lammsbräu. Questo storico birrificio bavarese, noto per la produzione biologica e sostenibile, ha sviluppato la Lammsbräu Glutenfrei: una lager chiara 4,7% vol. prodotta con malto d’orzo da agricoltura biologica a cui viene rimosso il glutine tramite un processo proprietario. Viene spesso definita “la prima birra tedesca senza glutine da malto d’orzo” e riflette in pieno lo stile pilsner: colore giallo dorato limpido, schiuma bianca compatta e persistente, e un aroma fine di malto e luppolo nobile.
Assaggiandola, si ritrovano sentori di miele e fieno provenienti dal malto pilsner, seguiti da un elegante amaro erbaceo-floreale dato dai luppoli tedeschi (probabilmente Hallertau o Tettnang, anche se la ricetta dettagliata è gelosamente custodita). La particolarità è che, pur essendo senza glutine, questa birra rispetta in pieno il cliché della pils tedesca: è secca, pulita e rigorosa nel suo profilo, con un finale moderatamente amarognolo e una grande pulizia. In una degustazione alla cieca sarebbe arduo distinguerla da una classica pils bio con glutine, a riprova dell’abilità tecnica dei birrai di Lammsbräu. Non a caso, l’azienda sottolinea di aver messo a punto un “procedimento unico” per ottenere la prima birra gluten free “garantita” dal malto d’orzo[20], senza compromessi sul gusto.
Oltre alla versione alcolica, esiste anche una Lammsbräu Glutenfrei Alkoholfrei (analcolica) sempre bio e senza glutine, indice dell’attenzione del birrificio verso tutte le esigenze dietetiche. La Lammsbräu Glutenfrei tradizionale viene commercializzata in bottiglie da 33 cl e ha ottenuto un buon riscontro sia tra i consumatori celiaci in Germania (che finalmente potevano brindare con una Helles locale in sicurezza) sia nei concorsi internazionali di birre biologiche. Pur non vantando un lungo elenco di medaglie, viene spesso citata come benchmark qualitativo: la rivista tedesca Öko-Test, ad esempio, l’ha valutata molto positivamente in una prova comparativa, evidenziando l’assenza di difetti e la qualità degli ingredienti.
Chi cerca un’esperienza autentica di birra tedesca leggera e rinfrescante, non resterà deluso da Lammsbräu Glutenfrei. È perfetta con una cucina bavarese: Brezel, wurstel bianchi con senape dolce, insalata di patate – tutti piatti naturalmente privi di glutine – troveranno in questa pils il loro accompagnamento ideale. Inoltre, per i più attenti all’ambiente e alla salute, la garanzia BIO e la filosofia sostenibile di Lammsbräu aggiungono valore a ogni sorso. In sintesi, Neumarkter Lammsbräu Glutenfrei porta la tradizione brassicola tedesca nel mondo senza glutine, offrendo una birra coerente, di alta qualità e dal gusto classico, che non fa rimpiangere affatto le versioni “normali”.
10. Il Mastio “Biosfera” Golden Ale – L’eccellenza premiata italiana (Italia)
Chiudiamo la classifica con un’altra perla italiana: Biosfera del Birrificio Il Mastio. Questa Golden Ale senza glutine da 4,6% vol., prodotta nelle Marche, ha ottenuto riconoscimenti importanti che ne attestano la qualità. In particolare, Biosfera si è classificata al 3° posto (medaglia di bronzo) al World Gluten Free Beer Award 2024 di Rimini, nella sezione birre biologiche senza glutine[21] – lo stesso concorso dove la “sorella” ambrata Bionica dello stesso birrificio ha trionfato al 1° posto. Il Mastio è un birrificio agricolo che coltiva direttamente l’orzo utilizzato nelle proprie birre, in regime biologico, e per la linea senza glutine applica un processo di deglutinizzazione controllato molto rigoroso. Ne risulta una birra che, pur partendo dal malto d’orzo, riesce a restare sotto i 10 ppm di glutine garantendo sicurezza ai celiaci.
Biosfera si presenta di colore biondo chiaro, con una schiuma fine e aderente. Al naso colpisce per le note pulite e fragranti: fiori di campo, cereale, un lieve fruttato (mela, pera) e sfumature erbacee dai luppoli europei. Il gusto è delicato ma ben delineato: ritroviamo un malto morbido, leggermente mielato, che evolve in un finale secco grazie a una luppolatura discreta ma efficace (amaro intorno ai 16 IBU, molto moderato[22]). Ciò che la distingue è la sensazione di “pulito” in bocca: zero aromi estranei, corpo leggero ma non esile, carbonazione media e un aftertaste gradevole di cereale e fieno. È insomma una golden ale dissetante e genuina, senza fronzoli ma realizzata a regola d’arte.
Il riconoscimento ottenuto a Rimini è motivo di orgoglio per Il Mastio, che sottolinea come Biosfera sia una birra agricola a filiera corta: il malto proviene dagli orzi coltivati nei propri campi intorno al birrificio, a conferma dell’attenzione per la qualità e la territorialità[23]. Inoltre Biosfera è certificata biologica, il che la rende unica nel panorama italiano delle senza glutine. Viene venduta in bottiglie da 33 cl (anche in questo caso l’etichetta riporta chiaramente sia la dicitura Bio che Gluten Free). Chi ha la fortuna di trovarla alla spina durante eventi o fiere birrarie, ne apprezza ancor più la freschezza. Per gli abbinamenti, Biosfera essendo delicata si sposa bene con antipasti, pizza bianca, fritti leggeri o formaggi poco stagionati. Ma è ottima anche da sola, come session beer da bere in quantità grazie alla sua alta bevibilità.
Con Biosfera possiamo dire che la nostra classifica tocca un vertice importante: quello dell’artigianalità locale premiata. Se le altre birre elencate hanno spesso alle spalle grandi birrifici o ampia distribuzione, Biosfera rappresenta la piccola produzione di eccellenza che riesce a competere (e vincere) su palcoscenici nazionali e internazionali. Un bell’esempio di come il mondo delle craft beer italiane stia crescendo anche sul fronte gluten free, con prodotti curati, buoni e certificati. Da provare assolutamente, se amate le birre semplici ma ben fatte e volete sostenere un microbirrificio agricolo virtuoso.
Conclusioni – Le birre senza glutine tra gusto e innovazione
Arrivati alla fine di questa panoramica, una cosa dovrebbe essere chiara: le birre senza glutine non sono più un ripiego di scarsa qualità, ma un segmento variegato e in piena evoluzione che offre prodotti capaci di soddisfare i palati più esigenti. Dalle lager leggere alle ale complesse, dalle ricette con cereali alternativi ai grandi classici deglutinati, l’offerta è ampia e in continuo fermento. Abbiamo visto birre storiche come Daura Damm imporre standard di eccellenza internazionale, birre artigianali italiane come Baladin Nazionale e Biosfera farsi valere con certificazioni e premi, brand pionieri come Green’s esplorare nuove vie con miglio e sorgo, fino ad arrivare alle ultime novità in lattina come Buzzy che dimostrano un approccio giovane e creativo. Ognuna a modo suo contribuisce a sfatare il mito che “senza glutine” significhi “senza gusto”.
Per gli appassionati di birra artigianale, avvicinarsi a queste etichette può riservare piacevoli sorprese: spesso si scoprono profili aromatici inediti o interpretazioni diverse di stili classici. Inoltre, sostenere il mercato delle birre gluten free è importante non solo per chi ha necessità dietetiche, ma anche in un’ottica di inclusività e innovazione. I birrai, dovendo affrontare la sfida tecnica di eliminare il glutine, sono portati a sperimentare e a migliorare continuamente le ricette – un processo che giova a tutto il comparto birrario in termini di ricerca e creatività.
In definitiva, la classifica delle migliori birre senza glutine in Europa dimostra che oggi si può brindare “diversamente” senza rinunciare a nulla: qualità, tradizione, sapore e divertimento nel bicchiere. Che siate celiaci, intolleranti al glutine o semplici curiosi in cerca di nuove esperienze, vale la pena esplorare questo mondo frizzante. Provare una o più delle birre elencate è il modo migliore per toccare con mano (anzi, con il palato) i progressi fatti. Come sempre nel mondo della birra, il consiglio è di degustare con mente aperta e spirito giocoso: potreste scoprire la vostra nuova birra preferita dove meno ve l’aspettavate. Cheers – anzi, cin cin – in versione gluten free!
tl;dr
La classifica presenta le 10 migliori birre senza glutine disponibili in Europa, selezionate in base a gusto, premi e disponibilità. Spiccano Daura Damm (Spagna) come lager di riferimento, Baladin Nazionale (Italia) per l’artigianalità certificata, Brunehaut Bio Blonde (Belgio) per lo stile abbaziale e Buzzy (Italia) per l’innovazione in lattina. Il settore è in forte crescita e offre prodotti di qualità per celiaci e non, dimostrando che “senza glutine” non significa rinunciare al gusto.

Articolo molto utile! Sono celiaco da anni e ho provato molte delle birre citate. Concordo sul primo posto della Daura Damm, ma sono sorpreso di non vedere la Glutenberg tra le prime. Comunque complimenti per la ricerca.
Finalmente una classifica seria! Ho assaggiato la Baladin Nazionale gluten free e devo dire che è eccezionale, quasi identica all’originale. Vorrei segnalare anche la Croce di Malta senza glutine, secondo me merita.
Grazie per l’articolo! Mia figlia è celiaca e spesso troviamo poca scelta. La Mongozo Premium Pilsner l’abbiamo provata ed è piaciuta a tutta la famiglia. Una domanda: dove si compra la Buzzy? Non la trovo nel mio supermercato.
@Anna P. La Buzzy la trovi direttamente sul sito de La Casetta Craft Beer Crew, hanno la spedizione nazionale. Comunque articolo ben fatto, anche se sulla Vagabond ho dei dubbi: l’ho trovata un po’ troppo amara per essere una APA gluten free. Forse è questione di lotti.
Bell’articolo, ma secondo me manca una menzione per le birre senza glutine fatte con il miglio, che danno un carattere unico. Comunque grazie per la panoramica, proverò sicuramente la Brunehaut!