Introduzione alla classificazione della forza di una birra
Quando si parla di birra, la prima curiosità di molti appassionati riguarda la gradazione alcolica. La quantità di alcol contenuta in una birra influenza la struttura, il corpo, l’aroma e perfino l’esperienza di degustazione. Per questo gli operatori del settore hanno sviluppato criteri per classificare le birre in base alla loro forza. In Italia la classificazione ha una base legislativa precisa e viene affiancata da sistemi internazionali utilizzati da associazioni di giudici e dai produttori artigianali. Capire come funzionano queste categorie aiuta a interpretare le etichette, a scegliere consapevolmente e a comprendere perché una birra può essere definita analcolica, leggera, speciale o doppio malto.
In questo post
Per guidare il lettore attraverso un argomento così vasto, ecco un indice che collega alle diverse sezioni:
Le basi della gradazione alcolica
La gradazione alcolica indica la percentuale in volume di alcol etilico contenuta in una bevanda. L’unità più comune è il titolo alcolometrico volumico (abbreviato come % vol.), che esprime quanti millilitri di alcol puro sono presenti in 100 millilitri di birra. Un titolo alcolico del 5% significa quindi che in 100 ml di birra ci sono 5 ml di alcol etilico.
Nel mondo della birra si utilizzano anche altre scale legate alla concentrazione di zuccheri prima della fermentazione. La più importante è il grado Plato, una misura della densità del mosto zuccherino in base alla quantità di zuccheri disciolti. Maggiore è il numero di gradi Plato, maggiore è il potenziale fermentabile e quindi la possibile gradazione alcolica finale. Il decreto italiano del 1962 collega in modo diretto il grado Plato alla classificazione legale delle birre. In ambito brassicolo internazionale si parla spesso anche di “session”, “standard” o “double”, termini che derivano dalle linee guida dell’American Beer Judge Certification Program (BJCP) e che identificano fasce di gradazione utili ai degustatori.
Classificazione legale italiana
La legge n. 1354 del 16 agosto 1962, aggiornata nel 2016, disciplina la produzione e il commercio della birra in Italia e stabilisce una classificazione basata sia sul grado Plato sia sulla gradazione alcolica. Le categorie sono cinque e rappresentano tuttora un riferimento per i produttori.
Birra analcolica
Secondo l’articolo 2 della legge, la birra analcolica è la bevanda con un grado Plato compreso tra 3 e 8 e con un titolo alcolometrico volumico non superiore a 1,2% vol. Questa definizione differisce da quella di altri paesi europei, dove il limite per definire una birra “analcolica” può essere fissato allo 0,5% vol.
Birra leggera o light
La birra leggera, definita anche “light”, deve avere un grado Plato compreso tra 5 e 10,5 e un contenuto alcolico superiore a 1,2% ma non oltre 3,5% vol. La categoria include molte birre a bassa fermentazione (lager) e la differenza con le birre analcoliche sta sia nella maggiore densità del mosto sia nel tasso alcolico leggermente più elevato.
Birra normale
La denominazione “birra” senza aggettivi è riservata a prodotti con grado Plato superiore a 10,5 e gradazione alcolica superiore a 3,5% vol. Questa è la categoria più ampia e include birre chiare, scure, lager e ale che rientrano nella fascia di gradazione compresa tra circa 4% e 6%.
Birra speciale e birra doppio malto
Se la birra presenta un grado Plato non inferiore a 12,5, può essere commercializzata come birra speciale. Un grado Plato superiore a 14,5 consente invece l’uso della denominazione “doppio malto”. In questi casi la gradazione alcolica tende a essere più alta, spesso superiore al 5% vol. In passato la dizione “doppio malto” suggeriva anche un maggiore uso di malti e un corpo più robusto. Oggi viene impiegata soprattutto come indicazione legale e di marketing.
| Categoria | Grado Plato | Gradazione alcolica (indicativa) |
|---|---|---|
| Birra analcolica | 3 – 8 | ≤ 1,2% |
| Birra leggera (light) | 5 – 10,5 | 1,2% < ABV ≤ 3,5% |
| Birra normale | > 10,5 | > 3,5% |
| Birra speciale | ≥ 12,5 | variabile, solitamente > 4,5% |
| Birra doppio malto | ≥ 14,5 | variabile, spesso > 6% |
Questa classificazione, pur essendo nata in un contesto industriale degli anni Sessanta, resta uno strumento utile per orientarsi tra le etichette dei marchi italiani. Per un approfondimento tecnico sulla correlazione tra gradi Plato e gradazione finale, consultare anche la sezione sulla formula di calcolo del grado alcolico nel terzo articolo di questa serie.
Classificazioni internazionali
Fuori dall’Italia, la gradazione delle birre viene spesso suddivisa in fasce basate unicamente sulla percentuale di alcol. Molti consumatori parlano di birre leggere, session beer, standard o double senza considerare il grado Plato. Ecco come queste categorie si sviluppano.
Non alcoliche e low-alcohol
In diversi paesi europei le birre che non superano lo 0,5% vol. sono definite analcoliche. La legislazione italiana permette un limite più alto, ma l’adozione di una fascia extra-bassa sta diventando comune. Alcune linee guida britanniche considerano “low-alcohol” le birre sotto l’1,2% vol., analogamente al limite italiano.
Birre session e leggere
La Beer Judge Certification Program (BJCP) utilizza la dizione “session strength” per indicare birre con gradazione compresa tra 3% e 5% vol. Queste birre sono pensate per essere consumate in quantità maggiori, perché la bassa gradazione permette una degustazione prolungata senza eccessivo impatto alcolico. Molti produttori artigianali etichettano come session IPA le versioni leggere delle India Pale Ale.
All’interno del panorama craft americano, la categoria light beers racchiude invece quelle birre con gradazione tra 2% e 4,5%. Queste bevande sono spesso derivate da lager industriali o radler aromatizzate al limone; l’obiettivo è la bevibilità e la riduzione delle calorie.
Birre standard e high-gravity
Le birre standard corrispondono alle birre normali italiane e hanno un ABV tra 4,5% e 7%. Qui troviamo pils, pale ale, wheat beer e la maggior parte delle birre di frumento. La fascia successiva, chiamata “double” o “imperial”, comprende birre con gradazione tra 7,5% e 10%. Queste birre, come le double IPA o le belgian strong ale, presentano corpi complessi e spesso un elevato amaro.
Alcuni produttori e divulgatori americani dividono l’ABV spectrum in tre macro-categorie: light sips (2-4,5%), sweets (4,5-6,5%) e heavy hitters (7-12% e oltre). Questa suddivisione, seppur informale, aiuta il consumatore a orientarsi nel vasto catalogo di birre craft.
Interpretare le diverse classificazioni
Occorre sottolineare che i parametri di ciascun paese possono variare. Alcune nazioni utilizzano l’alcol in peso (ABW) invece dell’alcol in volume, ottenendo valori numerici più bassi per la stessa bevanda. Il Regno Unito, ad esempio, obbliga a indicare anche le unità di alcol per porzione, mentre negli Stati Uniti i birrifici artigianali giocano con denominazioni come “session”, “double” o “triple” per comunicare la forza di una birra. Conoscere la distinzione tra ABV, ABW e gradi Plato aiuta ad evitare confusioni quando si confrontano birre di paesi diversi.
Fattori che influenzano la gradazione
Ingredienti e ricetta
La gradazione finale di una birra dipende innanzitutto dalla ricetta e dal rapporto tra malto e acqua. Malti con alta concentrazione di zuccheri fermentabili aumentano il grado Plato del mosto e consentono lieviti produttivi di formare più alcol. L’aggiunta di zuccheri semplici (come miele o zucchero di canna) può potenziare ulteriormente la gradazione. L’utilizzo di adjuncts come riso o mais, al contrario, tende a ridurre il corpo e a produrre birre più leggere.
Fermentazione e lieviti
I lieviti trasformano gli zuccheri in alcol e anidride carbonica. Ceppi diversi hanno livelli di attenuazione differenti: lieviti ale come quelli usati per le IPA possono superare il 75% di attenuazione e supportare gradazioni alte, mentre i lieviti lager di solito si fermano tra il 70% e il 72%, producendo birre più moderate. Anche la temperatura incide: fermentazioni più calde favoriscono una maggiore attività metabolica e possono comportare una lieve crescita del grado alcolico, ma aumentano il rischio di difetti aromatici. Nei birrifici industriali si utilizzano tecniche di fermentazione controllata per mantenere costanti i risultati.
Tecniche di brassaggio
Alcune pratiche, come il mashing a temperature più alte, lasciano più zuccheri non fermentabili nel mosto; ciò può attenuare la percezione alcolica pur mantenendo la gradazione. Al contrario, un step mash o l’uso di malti secchi può rendere il mosto più fermentabile e quindi aumentare il grado alcolico. Anche la durata e la gestione della fermentazione secondaria (condizionamento) influiscono: un periodo più lungo permette ai lieviti di trasformare zuccheri residui in alcol, sebbene la variazione sia limitata.
Acqua e sali minerali
L’acqua costituisce circa il 90% di una birra e il suo profilo minerale può influenzare la fermentazione. Bicarbonati elevati possono ridurre l’attività enzimatica durante l’ammostamento, limitando l’estrazione di zuccheri. Una buona gestione di solfati e cloruri, invece, contribuisce a bilanciare il gusto senza interferire con la gradazione. Per approfondire questi aspetti tecnici, un articolo interno del nostro sito affronta in dettaglio l’importanza dell’acqua nel processo brassicolo.
Effetti della gradazione sul gusto e sugli abbinamenti
Corpo e sensazione in bocca
La percentuale di alcol incide direttamente sul corpo e sulla sensazione in bocca (mouthfeel). Birre con gradazioni inferiori al 4% si percepiscono leggere, snelle e più dissetanti. Al crescere del titolo alcolico il corpo diventa più pieno e vellutato, la viscosità aumenta e la sensazione calda dell’alcol può diventare evidente. In alcune birre molto robuste, come imperial stout o barley wine, l’alcol contribuisce a note di caramello, frutta secca e sherry.
Aromi e volatilità
L’alcol è un solvente per gli aromi. Con gradazioni più alte, si estraggono e si percepiscono più composti aromatici, rendendo la birra complessa e ricca di profumi. Tuttavia un eccesso di alcol può portare note brucianti e sbilanciare l’armonia complessiva. I mastri birrai giocano sull’equilibrio tra malto, luppolo e alcol per evitare che quest’ultimo sovrasti il bouquet aromatico.
Abbinamenti gastronomici
La classificazione della gradazione fornisce indicazioni utili per abbinare la birra ai cibi. Birre leggere o session accompagnano bene piatti delicati come insalate, pesce bianco o formaggi freschi; birre standard e speciali si adattano a carni bianche, primi piatti saporiti e pizza; le birre doppio malto e ad alta gradazione valorizzano dessert al cioccolato, arrosti importanti o formaggi erborinati. Queste associazioni non sono rigide e fanno parte della sperimentazione culinaria che accompagna la cultura brassicola.
Conclusioni
La classificazione della gradazione delle birre è uno strumento fondamentale per comprendere e apprezzare la varietà del mondo brassicolo. La legislazione italiana identifica cinque categorie basate sui gradi Plato e sulla gradazione alcolica, mentre i sistemi internazionali si concentrano sull’ABV e introducono etichette come session, standard, double o triple. Conoscere queste fasce consente di selezionare la birra più adatta al proprio gusto, di capire perché un’etichetta viene definita “doppio malto” e di scegliere in modo più consapevole anche in contesti internazionali. Infine, tenere presente i fattori che influenzano la gradazione – ricetta, lieviti, tecniche di brassaggio e acqua – permette di apprezzare ancora di più il lavoro dei birrai.
Per chi vuole approfondire ulteriormente il tema della misurazione della gradazione e della produzione artigianale, sono disponibili risorse sulla session beer ad alta bevibilità, sui profili dell’acqua e su numerosi altri aspetti tecnici nel nostro portale. E per una visione normativo-scientifica esterna, il portale Normattiva offre il testo integrale della legge sulle categorie della birra. La conoscenza è la chiave per una degustazione consapevole e responsabile.
Riferimenti bibliografici
- LEGGE 16 agosto 1962, n. 1354 – Normattiva
- Beer Judge Certification Program
- Low-alcohol beer – Wikipedia
- Age Verification – New Trail Brewing Co.
- MONDO BIRRA – Le gradazioni della birra, come stabilire il grado alcolico di una birra
- Lager Vs Ale Beer: A Guide To Understanding The Differences
- Alcohol Percentage In Beer: A Simple Guide
- Alcohol content: Beer and more
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Le birre vengono classificate per gradazione alcolica secondo criteri legali (Italia: 5 categorie basate su grado Plato e ABV) e internazionali (session, standard, double). Fattori come ingredienti, lieviti e tecniche di produzione influenzano l’ABV finale. Birre a bassa gradazione (fino a 3,5%) sono leggere e dissetanti, quelle ad alta gradazione (oltre 6%) hanno corpo pieno e si abbinano a piatti strutturati.

Articolo molto utile! Spesso mi chiedevo cosa significasse davvero “doppio malto” sulle etichette. La tabella comparativa con i gradi Plato è particolarmente chiara. Grazie per aver incluso anche i riferimenti alla normativa italiana, cosa che raramente si trova in altri siti.
Finalmente una guida chiara sulle classificazioni! Ho sempre fatto confusione tra le categorie italiane e quelle internazionali. Qualcuno sa consigliare una buona session IPA italiana? Vorrei provare qualcosa di leggero ma saporito.
@Chiara R., ti consiglio di provare la Session IPA del Birrificio Lambrate o quella di Baladin. Sono entrambe ben bilanciate e non superano il 4,5% vol. Perfette per una serata con amici!
Articolo ben strutturato. Vorrei aggiungere che molte micro-birrerie oggi tendono a superare i limiti delle categorie tradizionali, creando birre “ibridate” che sfuggono alle classificazioni rigide. Per approfondire, consiglio questo articolo sulle birre ibride.
La sezione sugli abbinamenti è interessante, ma mi chiedo: per una birra doppio malto oltre l’8%, quali formaggi erborinati consigliereste esattamente? Gorgonzola dolce o piccante? Ho provato con un Roquefort ma l’abbinamento era troppo intenso.