Tutto quello che devi sapere sul costo della licenza per aprire un pub in Italia: tipologie, iter burocratico, spese regionali e consigli pratici per orientarsi tra normative e adempimenti.
Mentre pianifichi l’apertura del tuo pub, una domanda sorge inevitabile, spesso circondata da un alone di mistero e da informazioni contraddittorie: quanto costa la licenza pub? A differenza di un’attrezzatura o di un arredo, questa non è una voce di spesa con un prezzo di listino. Il suo costo è un mosaico di componenti amministrative, tributi regionali, oneri notarili e spese tecniche, che variano in modo significativo da Comune a Comune e da Regione a Regione. Questo articolo ha l’obiettivo di fare chiarezza, sostituendo le chiacchiere da bar con dati concreti e procedure verificabili. Non troverai una cifra magica, ma una mappa dettagliata per calcolare l’investimento necessario per metterti in regola. Analizzeremo le diverse tipologie di licenza, scomporremo ogni costo amministrativo, ti guideremo attraverso l’iter burocratico e ti indicheremo come evitare le trappole più comuni. Considera questa lettura come il primo, fondamentale investimento per il tuo progetto: quello in conoscenza.
In questo post
- Licenza SIAE, SCIA e diritto di piazza: facciamo chiarezza
- Il costo vero: tra canone comunale e tributo regionale
- Le spese accessorie (e obbligatorie) che molti dimenticano
- L’iter passo dopo passo: dalla domanda all’apertura
- Casi particolari: licenza nuova, trasferimento, riattivazione
- Quanto si paga in media nelle principali regioni italiane?
- Come risparmiare (legalmente) sul costo della licenza
- Errori procedurali che ti costano tempo e denaro
- Domande frequenti sul costo della licenza pub
Licenza SIAE, SCIA e diritto di piazza: facciamo chiarezza
Il primo ostacolo è lessicale. Nel gergo comune, si parla semplicemente di “licenza per il pub”, ma in realtà ci si riferisce a un pacchetto di autorizzazioni distinte. La principale, e quella che incide maggiormente sul costo, è la licenza per la somministrazione di alimenti e bevande. Questa non è una tassa unica, ma si compone di due elementi fondamentali. Il primo è il diritto di piazza, un canone annuale che paghi al Comune per occupare, appunto, un posto (la “piazza”) su suolo pubblico con la tua attività. Il suo importo è stabilito dai regolamenti comunali e varia in base a metri quadri, ubicazione e categoria dell’esercizio. Il secondo elemento è la tassa regionale per l’esercizio della somministrazione, un tributo che le Regione italiane applicano per l’autorizzazione stessa.
Accanto a questa, devi considerare la licenza SIAE. Se nel tuo pub prevedi di diffondere musica (anche solo da una radio, uno stereo o un servizio in streaming), di avere una televisione accesa per il pubblico o di organizzare serate con esibizioni musicali dal vivo, sei obbligato a pagare questo canone. Non è opzionale. Infine, l’atto amministrativo chiave per avviare l’attività oggi è la SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività). Non è una licenza che “si compra”, ma una dichiarazione che presenti al Comune, attestando di possedere tutti i requisiti (locali a norma, licenze pagate, etc.) per aprire. La sua presentazione ha un costo amministrativo, ma il valore intrinseco sta nell’avere tutta la documentazione in ordine. Per un quadro completo su come muoversi in fase di avvio, la nostra guida su come aprire un pub affronta il tema in profondità.
Il costo vero: tra canone comunale e tributo regionale
Entriamo nel cuore della spesa. Il costo della licenza pub in Italia non è definito a livello nazionale. Ogni Regione ha una propria legge che stabilisce le aliquote del tributo per la somministrazione. Questo tributo si calcola solitamente in base alla superficie dei locali e alla categoria in cui rientra l’esercizio (pub, birreria, wine bar, ristorante, ecc.). Alcune regioni applicano anche coefficienti legati alla posizione geografica (capoluogo vs. frazione) o alla fascia di qualità dell’esercizio. Per il diritto di piazza, il Comune stabilisce una tariffa annuale, spesso espressa in €/m² di area pubblica occupata (che include anche eventuali dehors).
Facciamo un esempio pratico. Immagina di aprire un pub di 150 mq in una città capoluogo di regione. Il tributo regionale potrebbe essere calcolato come: superficie x aliquota base x coefficiente categoria x coefficiente ubicazione. L’aliquota base potrebbe essere di 10 euro al mq/anno. Con un coefficiente per pub di 1,2 e un coefficiente per capoluogo di 1,5, il conto sarebbe: 150 x 10 x 1,2 x 1,5 = 2.700 euro all’anno. A questi vanno aggiunti i circa 15-30 euro al mq/anno di diritto di piazza (per 150 mq: 2.250 – 4.500 euro/anno). Il costo annuale totale della licenza per questo ipotetico pub si aggirerebbe quindi tra i 5.000 e i 7.200 euro. Queste cifre vanno moltiplicate per il numero di anni per cui si chiede la licenza (solitamente si paga in anticipo per un periodo, ad esempio 5 o 10 anni). Ecco perché l’investimento iniziale può diventare rilevante.
Le spese accessorie (e obbligatorie) che molti dimenticano
Oltre al tributo principale, il percorso per ottenere l’autorizzazione è costellato di micro-spese che, sommate, pesano sul budget. Ecco le principali:
- Imposta di bollo e marche da bollo: Ogni domanda, ogni certificato, ogni comunicazione ufficiale deve essere vidimata. Costo: poche decine di euro a documento, ma i documenti sono molti.
- Diritti di segreteria comunali: Il Comune applica dei diritti per l’istruttoria della tua pratica. Possono variare da 100 a 500 euro.
- Certificati e attestati: Ti servirà il certificato di conformità antincendio dei Vigili del Fuoco (costo a consulente: 500-1.500 euro), la certificazione di agibilità statica e igienico-sanitaria (con costi per il tecnico), e la relazione di un termotecnico per gli impianti.
- Consulenze tecniche e legali: Affidarsi a un commercialista o a uno studio di pratiche edili per gestire l’iter è quasi indispensabile. Il loro onorario può andare da 1.500 a 5.000 euro, a seconda della complessità.
- Costi notarili per il contratto d’affitto: La procura per la licenza e la registrazione del contratto presso l’Agenzia delle Entrate hanno costi notarili e di registro.
- Assicurazione obbligatoria RC esercizio: Devi stipularla prima di aprire. Il premio annuale dipende da molti fattori.
Non considerare queste voci significa ritrovarsi con un budget insufficiente a metà dell’opera. Una pianificazione attenta prevede un capitolo di spesa del 10-15% del budget licenza proprio per questi costi accessori.
L’iter passo dopo passo: dalla domanda all’apertura
Conoscere i passaggi ti aiuta a stimare i tempi e a non pagare penali per ritardi. L’iter tipo è questo:
- Verifica di fattibilità e richiesta parere: Prima di firmare un contratto d’affitto, chiedi un parere informale al Comune sulla concessione della licenza per quel specifico locale. Alcune zone possono essere “sature”.
- Presentazione della domanda di licenza: Dopo aver sottoscritto il contratto, presenti la domanda ufficiale al Comune, allegando tutta la documentazione (planimetrie, contratto, certificati, quietanza del tributo regionale versato).
- Istruttoria comunale: L’ufficio competente verifica la documentazione e può richiedere integrazioni. I tempi vanno da 30 a 90 giorni.
- Rilascio del provvedimento di concessione: Se tutto è in regola, il Comune emette il decreto di concessione della licenza.
- Presentazione della SCIA: A concessione ottenuta, puoi presentare la SCIA per l’apertura. L’attività può iniziare decorsi 30 giorni dal suo invio, salvo controlli anticipati.
- Visite di controllo: ASL, Vigili Urbani e Vigili del Fuoco possono effettuare controlli a campione per verificare la conformità.
Questo percorso richiede pazienza e precisione. Un errore in un documento può bloccare tutto per settimane. Per gestire al meglio la fase successiva all’apertura, è fondamentale pensare anche alla manutenzione dell’impianto di spillatura, un servizio che garantisce la qualità del tuo prodotto principale.
Casi particolari: licenza nuova, trasferimento, riattivazione
Il costo non è uguale per tutti. Dipende anche dallo “stato” della licenza.
- Licenza nuova (ex-novo): È il caso più costoso. Paghi il tributo regionale per l’intero periodo di concessione (es. 10 anni) e il diritto di piazza per lo stesso periodo. È l’investimento più alto.
- Trasferimento di licenza (solo sede): Se acquisti il “pacco” di un’attività fallita o ceduta e sposti la sua licenza nella tua nuova sede, i costi sono generalmente più bassi. Paghi un diritto di trasferimento (una percentuale del tributo) invece dell’intero importo. È una strada comune per aprire una birreria artigianale rilevando un locale.
- Riattivazione di licenza in loco: Se rilevi un locale che era chiuso ma la licenza era solo sospesa, puoi chiederne la riattivazione. I costi sono inferiori al trasferimento e molto inferiori alla licenza nuova.
- Cessione di attività in essere (affare completo): In questo caso, non stai comprando solo la licenza, ma l’intera attività funzionante (avviamento, attrezzature, ecc.). Il prezzo della licenza è incluso nel valore complessivo, spesso gonfiato dal valore dell’avviamento. Attenzione alla valutazione.
Quanto si paga in media nelle principali regioni italiane?
Fornire cifre esatte è impossibile, ma possiamo tracciare un quadro orientativo delle differenze regionali, basato sulle legislazioni vigenti. Tieni presente che si tratta di stime del tributo regionale annuale per un pub di 100 mq in capoluogo, a cui va sempre aggiunto il diritto di piazza comunale.
- Lombardia: Il regime è complesso con coefficienti per comune e categoria. La stima può oscillare tra 1.500 e 3.500 euro/anno.
- Lazio: Applica un tributo basato sulla superficie con coefficienti. Stima: 1.800 – 3.000 euro/anno.
- Emilia-Romagna: Sistema articolato. Stima: 1.200 – 2.500 euro/anno.
- Veneto: Tariffe definite per categoria e superficie. Stima: 1.000 – 2.200 euro/anno.
- Campania: Il calcolo prevede aliquote per mq. Stima: 800 – 2.000 euro/anno.
- Piemonte: Applica un tributo con aliquote differenziate. Stima: 1.000 – 2.300 euro/anno.
- Toscana: Sistema basato su classi di superficie e categorie. Stima: 1.500 – 2.800 euro/anno.
Queste cifre vanno moltiplicate per il numero di anni della concessione (es. 5 o 10) per avere l’esborso iniziale. Per un calcolo preciso, l’unica via è recarsi all’Ufficio Attività Produttive del tuo Comune e chiedere un preventivo dettagliato.
Come risparmiare (legalmente) sul costo della licenza
Esistono strategie per contenere questa spesa ingente, senza imboccare strade illegali rischiose.
- Scegliere la categoria giusta: A volte, è possibile inquadrare l’attività in una categoria con coefficiente più basso (es. “esercizio di bevande” vs. “pubblico esercizio”) senza stravolgere il concept. Una consulenza legale specifica vale l’investimento.
- Optare per il trasferimento o la riattivazione: Come visto, è la strada più economica. Cerca locali con licenza “dormiente”.
- Negoziare con il venditore nell’affare completo: Se rilevi un’attività, puoi provare a scorporare il valore della licenza dal valore dell’avviamento nella trattativa.
- Richiedere agevolazioni: Alcuni Comuni offrono sconti sul diritto di piazza per i primi anni di attività, per le nuove imprese under 35, o per esercizi che si insediano in zone di riqualificazione. Informati.
- Pagare in rate: Alcune Regioni consentono il pagamento del tributo regionale in rate annuali invece che in un’unica soluzione, alleggerendo l’esborso iniziale.
- Evitare superfici inutili: Non chiedere metri quadri in più “per fare numero”. La licenza si paga sulla superficie dichiarata. Ottimizza gli spazi.
Ricorda: il risparmio più grande è evitare errori che ti costringano a pagare sanzioni o a rifare documenti. La precisione paga.
Errori procedurali che ti costano tempo e denaro
L’esperienza di molti gestori è costellata di intoppi evitabili. Ecco i più comuni:
- Presentare la domanda senza avere tutti i certificati: Il Comune mette in pausa l’istruttoria finché non li riceve. Perdi settimane.
- Sottostimare i tempi dell’iter: Contratti d’affitto con decorrenza immediata, assunzioni di personale fissate per una data… e la licenza non arriva. Previeni con clausole contrattuali sospensive.
- Non verificare la storia del locale: Acquistare un locale senza sapere che ha debiti pendenti con il Comune per vecchie licenze può significare ereditare quei debiti.
- Ignorare la licenza SIAE: Molti pensano di sfuggire al controllo. Le multe per diffusione musicale non autorizzata sono salate e retroattive.
- Dimenticare il rinnovo: Le licenze hanno una scadenza (solitamente 10 anni). Il rinnovo ha un costo (circa il 50-60% della licenza nuova) e va pianificato con anticipo.
Per gestire un’attività di successo, la regolarità burocratica è la base. Un pub che vuole distinguersi per qualità deve curare ogni dettaglio, dall’iter legale alla pulizia dello spillatore di birra, per garantire un’esperienza impeccabile al cliente.
Domande frequenti sul costo della licenza pub
La licenza si paga una volta per tutte o è un costo ricorrente?
Si paga una somma sostanziale all’inizio, corrispondente al tributo regionale e al diritto di piazza per un intero periodo di concessione (di solito 5 o 10 anni). Alla scadenza di quel periodo, per rinnovare la licenza dovrai pagare una nuova somma (di importo inferiore a quello iniziale, ma comunque rilevante). Inoltre, ci sono costi ricorrenti annuali come la licenza SIAE e l’assicurazione RC.
Posso aprire un pub senza licenza?
No. La somministrazione di alimenti e bevande al pubblico è un’attività soggetta ad autorizzazione amministrativa. Aprire senza licenza comporta la chiusura immediata dell’esercizio da parte delle autorità, multe molto elevate (anche decine di migliaia di euro) e possibili ripercussioni penali. Non esiste alcuna possibilità di regolarizzarsi in seguito.
Se affitto un locale, la licenza è mia o del proprietario?
La licenza è personale e intestata all’esercente (tu o la tua società), non all’immobile. Tuttavia, il proprietario potrebbe essere titolare di una licenza “dormiente” sul locale. In fase di contratto, è fondamentale specificare chi deve sobbarcarsi l’onere e il costo di ottenimento o trasferimento della licenza.
Quanto tempo serve per ottenere la licenza?
Dalla presentazione della domanda completa, l’istruttoria comunale può richiedere da 1 a 3 mesi. A questo devi aggiungere il tempo per preparare tutta la documentazione tecnica (settimane) e il periodo di attesa post-SCIA (30 giorni). In totale, calcola 3-6 mesi per l’intero iter, dall’avvio delle pratiche all’apertura effettiva.
Il costo della licenza è detraibile dalle tasse?
Sì. Il costo per l’acquisizione della licenza (il tributo regionale e il diritto di piazza) è un costo dell’attività e come tale è deducibile dal reddito d’impresa. Inoltre, poiché si tratta di un bene immateriale con vita utile pluriennale, il suo costo viene ammortizzato in bilancio lungo il periodo di concessione, generando un beneficio fiscale annuo.
Un aspetto che genera molta confusione è la licenza SIAE, spesso considerata un optional o una tassa ingiusta. In realtà, la sua logica è chiara: remunera gli autori, gli editori e gli artisti per l’utilizzo pubblico delle loro opere. Nel contesto di un pub, la diffusione sonora è considerata un valore aggiunto che attira clientela e migliora l’atmosfera, quindi deve essere retribuita. Le tariffe SIAE si basano sulla superficie del locale e sulla tipologia di diffusione (meccanica, come radio e jukebox, o dal vivo). Per un pub di medie dimensioni, il costo annuale può variare da 500 a 2.000 euro. Tentare di eluderla installando un’audiocassa “privata” o usando servizi di streaming personali è illegale e il rischio di controlli e sanzioni (con multe fino a diverse migliaia di euro) è reale. Considerala una voce di costo fissa necessaria per operare in regola e sostenere la creatività artistica.
Un altro capitolo complesso è quello delle autorizzazioni complementari, che possono aggiungere costi e tempi all’iter. Se intendi allestire un dehor (tavolini all’aperto), avrai bisogno di un’ulteriore concessione di suolo pubblico, con un canone separato dal diritto di piazza, calcolato in base ai metri quadri occupati. Se prevedi di organizzare eventi di degustazione birra con una frequenza e una modalità che esulano dalla normale attività, potresti dover richiedere una licenza per manifestazioni temporanee. Se la tua offerta gastronomica è ricca e prevede una cucina articolata, i requisiti igienico-sanitari (e i relativi costi di adeguamento e certificazione HACCP) saranno più stringenti e costosi rispetto a un pub che serve solo snack preconfezionati. Ogni variazione al concept base va valutata anche sotto il profilo autorizzativo.
La variabilità regionale non riguarda solo le tariffe, ma anche le procedure. In alcune Regioni a Statuto Speciale (es. Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta, Sicilia, Sardegna), le competenze in materia di commercio e pubblici esercizi sono completamente o parzialmente devolute agli enti locali, portando a una frammentazione ancora maggiore delle norme. In questi casi, è ancora più cruciale un’indagine diretta presso l’ente competente. Non dare per scontato che quanto letto per la Lombardia valga in Sicilia. Questa complessità rende ancor più prezioso il ruolo di un consulente locale esperto, che conosca gli usi, i tempi e gli interlocutori giusti. Il suo onorario, come visto, è un investimento che può farti risparmiare somme molto maggiori in errori e ritardi.
Infine, è doveroso considerare l’evoluzione normativa. Le leggi regionali e i regolamenti comunali possono cambiare. Un’amministrazione comunale può decidere di rivedere le tariffe del diritto di piazza per far cassa o per disincentivare certe attività in centro storico. Tenersi informati è fondamentale, anche dopo l’apertura. Iscriverti all’associazione di categoria di riferimento (come FIPE – Federazione Italiana Pubblici Esercizi) può darti accesso a aggiornamenti normativi, assistenza legale e rappresentanza nelle trattative con le istituzioni. Non sei solo in questo percorso.
In conclusione, chiedersi quanto costa la licenza pub è come chiedere quanto costa una casa: dipende dalla città, dal quartiere, dalle dimensioni e dalle condizioni. L’unica risposta sensata è: “Dipende, ma ecco tutti i fattori da considerare per arrivare a una cifra precisa per il tuo caso”. L’approccio migliore è quello del fai da te informato, supportato da professionisti per gli aspetti tecnici e legali. Raccogli preventivi ufficiali dal Comune e dalla Regione, somma le voci di spesa accessorie, e inserisci il totale nel tuo business plan con un margine di sicurezza del 15-20%. Considera questo costo non come un ostacolo, ma come il biglietto d’ingresso per operare in un settore regolamentato, dove la trasparenza e la legalità sono la premessa per costruire un’attività duratura e rispettabile. Dopo aver sistemato gli aspetti burocratici, potrai concentrarti sull’anima del tuo locale: creare una proposta di birra artigianale irresistibile, magari attingendo a una fornitura selezionata che valorizzi il tuo impegno e soddisfi i palati più esigenti.
tl;dr
Il costo di una licenza per pub in Italia non è un prezzo fisso, ma una somma variabile che dipende da Regione, Comune, superficie e tipo di esercizio. Si compone principalmente del tributo regionale (in media 1.000-3.500 €/anno per 100 m²) e del diritto di piazza comunale (15-30 €/m²/anno), pagati anticipatamente per 5 o 10 anni. A questi vanno aggiunte spese fisse come licenza SIAE, consulenze, certificati e oneri notarili. L’iter burocratico richiede 3-6 mesi. Strategie per risparmiare includono il rilevamento di licenze esistenti, la scelta di categorie con coefficienti più bassi e la richiesta di agevolazioni comunali. La regola d’oro è: pianifica un budget con un 20% di margine e affidati a un consulente esperto per evitare errori costosi.

Finalmente una guida chiara e completa! Stavo proprio perdendo la testa tra i vari uffici comunali. La tabella con le stime regionali è preziosissima. Ho un dubbio sulla SCIA: se presento la domanda di licenza e poi, durante l’attesa, cambio qualche dettaglio nell’arredo, devo modificare anche la SCIA?
Articolo utilissimo, grazie. La parte sui costi accessori mi ha salvato: non avevo proprio considerato i diritti di segreteria! Una domanda: per la licenza SIAE, se metto solo musica strumentale da playlist personali (niente Spotify o radio) sono comunque obbligato? Ho sentito pareri contrastanti.
@BeerLover89 Purtroppo sì, sei obbligato. La SIAE tutela il diritto d’autore sulla composizione musicale, non sul mezzo di diffusione. Anche una playlist personale contiene brani protetti. Ho preso una multa salata per questo esatto motivo qualche anno fa. Meglio pagare il canone ed essere tranquilli.
Grazie per l’articolo dettagliato. Confermo la variabilità regionale: io ho aperto in un pub a Torino e la trafila è stata piuttosto lineare. Consiglio vivamente, come suggerite, di affidarsi a un commercialista esperto in apertura locali. Risparmierete notti insonni!
Articolo ben fatto. Vorrei aggiungere un consiglio pratico: quando chiedete il parere di fattibilità al Comune, andateci di persona e cercate di parlare con l’impiegato responsabile. Spesso una chiacchierata informale vi dà più informazioni di dieci mail ignorate. E preparatevi a uno sborso iniziale che, per un locale medio, difficilmente scende sotto i 15-20mila euro tra tutto. Non fatevi illusioni.