Quanto alcol consumano gli italiani durante le feste natalizie?

Le festività natalizie in Italia sono sinonimo di tavole imbandite, brindisi e momenti di convivialità tra amici e parenti. È tradizione lasciare uno spazio importante a cibo e bevande, tra cui spiccano gli alcolici: un bicchiere di vino a tavola, uno spritz durante l’aperitivo, o la grappa dopo cena. Ma qual è il reale consumo di alcol durante il Natale? Quanto bevono veramente gli italiani a Natale, e come cambiano le abitudini tra vino, birra e superalcolici in questo periodo? In questo articolo cercheremo di rispondere con dati e approfondimenti accurati, attingendo a fonti ufficiali (ISTAT, ISS, WHO) e indagini di settore (AssoBirra, Federvini, YouGov).

In questo post

Panorama generale del consumo natalizio

Durante il periodo natalizio il consumo di alcol in Italia registra un aumento, ma in modo moderato e focalizzato sulla convivialità. Un recente sondaggio YouGov rivela che il 40% degli italiani si definisce “bevitore da occasioni speciali”, consumando alcolici solo in circostanze come feste e pranzi di famiglia[1]. Questa è di gran lunga la categoria più ampia: ben il 32% si definisce “bevitore sociale” (riservato a ritrovi o party) e il 20% afferma di non bere affatto[1].

Il risultato è che l’interesse verso gli alcolici cresce con l’avvicinarsi delle feste. Nel dicembre 2021, le ricerche online di vino spumante, champagne e liquori sono aumentate del +98% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente[2], segno della corsa ai brindisi natalizi. Prosecco e bollicine dominano tali ricerche (circa il 52% della domanda su internet nel periodo[3]), seguite da amari, rum, whisky e altri distillati in percentuali via via decrescenti. Segnali analoghi emergono per i distillati: nel dicembre 2021 le ricerche online di rum, gin, vodka e cognac registrano un aumento a due cifre, rispettivamente +52% e +33%[4], a testimonianza dell’interesse per spiriti tipici delle festività.

Anche il consumo reale rispecchia questa tendenza. L’Osservatorio Nazionale Birra (AssoBirra) segnala un leggero aumento della frequenza di consumo nel periodo festivo: si passa da 2 a 2,3 volte a settimana[5]. In pratica, gli italiani continuano a bere birra a ogni pasto importante: il 67% degli intervistati beve birra a cena, il 43% all’aperitivo serale e il 31% la abbina al pranzo di Natale[5]. Anche a Capodanno la birra si fa notare: il 30% degli italiani ha brindato con la birra al cenone, percentuale che sale al 43% tra i giovani della Generazione Z[6].

Questi dati delineano un quadro di consumo moderato e regolato. Soltanto il 7% degli italiani beve abitualmente tutti i giorni[1], ma molti approfittano delle festività per un bicchiere in più. In sostanza, il Natale è un momento in cui gli italiani bevono di più rispetto alla media annuale, ma lo fanno entro i confini delle tradizioni di festa[5][1].

Birra, vino e superalcolici a Natale

Sulle tavole di Natale convivono birra, vino (soprattutto spumante) e superalcolici, ciascuna bevanda con un ruolo specifico. La birra si conferma presenza fissa: come detto, gli italiani continuano a berne a Natale e Capodanno[5]. Il beer pairing con i piatti tipici è apprezzato da tanti: un sondaggio AssoBirra mostra che il 78% degli intervistati abbina la birra ai pasti delle feste[5]. Non a caso la birra è un regalo di Natale gettonato: il 76% degli italiani la ritiene un dono interessante e l’85% pensa sia un’idea regalo gradita[7]. Stando allo stesso sondaggio, i regali birrari più apprezzati sono una cena gourmet abbinata a birre (42%), una selezione speciale di birre artigianali con boccale serigrafato (41%) e una degustazione guidata di birre da tutto il mondo (39%)[8]. Nascono così anche versioni a tema, le birre natalizie (o Christmas beer) aromatizzate con spezie, agrumi e miele, per un tocco di festa in più.

Il vino è da sempre il protagonista del brindisi. Allo spumante si staccano record: l’Osservatorio UIV-Ismea prevede che tra Natale e Capodanno 2024 saranno stappate 355 milioni di bottiglie di bollicine italiane[9], con un incremento del 7% rispetto al 2023. Di queste, circa 104 milioni saranno consumate sul territorio nazionale[10]. Questi numeri portano i brindisi italiani a livelli da primato, confermando che lo spumante (Prosecco in testa) è la bevanda simbolo delle feste[9][10]. Va ricordato che l’Italia produce oltre un miliardo di bottiglie di vino all’anno[11], molte delle quali destinate alle festività invernali. Il successo delle bollicine italiane è oltretutto in controtendenza con il resto del mercato alcolico: mentre birra e spiriti segnano stagnazione, le bollicine continuano a crescere[12].

I superalcolici hanno invece un ruolo più marginale, ma consolidato. A fine pasto molti italiani amano un digestivo: per circa un quarto di essi il pranzo di Natale non è completo senza una grappa o un amaro[13]. E per il 40% degli intervistati – in particolare i più giovani – il Natale è l’occasione ideale per il consumo di distillati[13]. Ciò si traduce in un consumo prevalentemente domestico: il 64% di chi beve grappa lo fa a casa propria[14]. In sintesi, allora, la convivialità natalizia in Italia include un bicchiere di birra o di vino a tavola e, a fine pasto, un piccolo brindisi alcolico finale. Questi dati confermano quindi un modello di consumo alcolico tipicamente italiano: abbondano i brindisi a base di spumante, la birra accompagna piatti ricchi e i superalcolici restano un rito finale. Tutto avviene senza eccessi, come conferma la Relazione ministeriale che descrive il Natale come un picco festivo di consumo prevalentemente moderato[15][16].

Analisi per età e genere

Il modello di consumo natalizio varia anche a seconda dell’età e del genere. In generale, gli uomini tendono a bere più frequentemente e in quantità maggiori rispetto alle donne. Secondo l’ISS, nel nostro Paese circa il 78,1% degli uomini sopra gli 11 anni consuma bevande alcoliche (contro il 53,5% delle donne)[15]. Questa differenza di genere si riflette anche nelle festività: gli uomini partecipano al brindisi con maggior slancio, mentre le donne spesso moderano le quantità. Una ricerca YouGov evidenzia che il 14% degli italiani si definisce bevitore da weekend (limitato a venerdì e sabato) e la maggioranza delle donne rientra in questa categoria[1], evidenziando un approccio più cauto.

Anche l’età gioca un ruolo cruciale. I giovani bevono in modo diverso dalle generazioni più anziane. Ad esempio, il 43% dei ragazzi della Generazione Z ha brindato con la birra al Cenone di Capodanno[6], mentre circa il 48% dei Millennial ritiene il Natale l’occasione ideale per gustare un distillato come la grappa[13]. Tra gli over 50, invece, prevalgono vini più strutturati e minori quantità di alcol complessive, seguendo un consumo più moderato. Questo riflette una maggiore attenzione alla salute e alla tradizione nelle generazioni più anziane. Nel complesso, i giovani adulti (Millennial e Gen Z) sono i più propensi a esagerare in occasioni festive, benché la maggior parte continui a bere principalmente in compagnia e in forma controllata[1].

Differenze geografiche

Il consumo di alcol a Natale varia anche lungo la Penisola. In generale, le regioni del Nord e del Centro hanno tradizioni alcoliche più pronunciate: nel Nord-Est e in Lombardia si beve più birra pro-capite che nel Sud[17], mentre nella Penisola centrale e meridionale predomina il vino e gli amari locali. Per esempio, un’analisi di settore mostra che il Trentino-Alto Adige guida la classifica del consumo di birra (85 litri pro capite all’anno), seguita da Lombardia (68 l) e Veneto (63 l)[17]; nel Sud Italia i valori medi di birra si mantengono ben più bassi.

Analogamente, la grappa è particolarmente apprezzata nel Nord-Est: secondo un sondaggio sulla grappa, un quarto degli intervistati del Nord-Est conferma di terminare il pranzo di Natale con un distillato[13]. Al Sud e nelle isole, invece, prevalgono vini locali e liquori a base di agrumi (come il limoncello in Campania). Queste differenze riflettono le distinte culture enogastronomiche regionali.

A livello internazionale, gli italiani bevono mediamente poco rispetto ad altre popolazioni. L’OMS indica un consumo pro-capite annuo di alcol di circa 7,5 litri in Italia, inferiore alla media europea di circa 9,8 litri[16]. Ciò significa che, pur essendo grandi produttori di vino, gli italiani mantengono uno stile di vita moderato anche a Natale. La Casetta Craft Beer Crew pubblica inoltre un approfondimento sui dati sul consumo di alcol in Europa, con dati comparativi tra paesi, da cui emerge che i paesi nordici ed est europei bevono molto più alcol pro capite[16]. Tuttavia, nel periodo natalizio le differenze con altri paesi si attenuano: ad esempio, in molti paesi nordici la birra resta dominante anche a Natale, mentre in Italia la tradizione del brindisi con lo spumante è particolarmente radicata.

Confronto con altri periodi dell’anno

Il Natale è uno dei picchi di consumo dell’anno, insieme a Capodanno. Rispetto ai mesi medi dell’anno, nei quali si beve alcol soprattutto a tavola e con moderazione quotidiana, nelle feste cresce l’incidenza degli aperitivi e dei brindisi serali. Secondo YouGov, il 42% degli italiani si definisce “bevitore solo in occasioni speciali come il Natale”[1]. Questo significa che il volume complessivo annuo di alcol non aumenta drasticamente per molti: semplicemente si concentra nel mese di dicembre. Ad esempio, durante l’estate le birre in bottiglia scorrono a fiumi con le grigliate, ma a Natale la birra rimane comunque inferiore al vino e alle bollicine rispetto ai centri abitati.

Paragonando con altre festività: a Pasqua si beve vino rosso o bianco a fine pasto, ma l’enfasi sul brindisi conviviale è inferiore rispetto a Natale. A Carnevale si acquistano tradizionalmente vini dolci per i dolci tipici, ma sempre con moderazione. L’estate invece porta a un picco di birre fresche e cocktail aperitivi; il Natale, pur offrendo cibi più ricchi, vede prevalere il gusto italiano per lo spumante. Rispetto ad altri paesi, l’Italia è più simile a culture del Mediterraneo (vino e aperitivi alcolici) che a quelle nordiche o britanniche. Dati UIV mostrano come, nel mondo, lo Champagne superi le bollicine italiane solo sul mercato francese[9]: gli italiani usano il Natale per celebrare con il loro spumante anziché importare troppi prodotti stranieri.

Contesti festivi e comportamenti culturali

Le feste natalizie in Italia assumono sfumature diverse a seconda del contesto. Nei pranzi in famiglia, per esempio, le tavolate vengono imbandite con i piatti tradizionali di ogni regione e un’ampia selezione di bevande. Spesso si brinda con il vino locale: nelle famiglie del Nord è tipico accompagnare i piatti con vin brulé e birre chiare natalizie, mentre al Sud si favoriscono vini rossi corposi e liquori come limoncello o amari alla fine del pasto. Un’usanza consolidata è accompagnare i dolci (pandoro, panettone, torroni) con un bicchiere di passito o di liquore dolce.

Nei pranzi aziendali e negli eventi di fine anno, l’alcol ha una forte valenza sociale. Molte imprese organizzano aperitivi di Natale con buffet, dove si servono birra artigianale, vini frizzanti e cocktail semplici. In questi casi, può essere utile un servizio di spillatura birra professionale, per offrire birra fresca alla spina. Alla fine delle cene aziendali può tornare utile affidarsi a un servizio di pulizia spillatore birra professionale, per garantire igiene e preparare gli spillatori per il prossimo utilizzo.

Nei ristoranti e locali pubblici, invece, si tende ad accompagnare ogni portata con una bevanda alcolica diversa: dall’aperitivo servito con prosecco o spumante, al vino di pregio per i primi piatti fino al brindisi finale. Negli ultimi anni è aumentata la moda degli “aperitivi invernali”: si bevono cocktail a base di Prosecco (come lo spritz natalizio), scaldati alcolici e birre doppio malto stagionali. Nei mercatini di Natale (in particolare al Nord Italia) è tradizione bere vin brulé caldo o birre scure speziate, come parte dell’atmosfera natalizia.

In generale, sia a casa che fuori, le persone tendono a bere moderatamente durante le feste. Di solito alternano bicchieri di alcolici con acqua o bevande analcoliche. Inoltre, vengono amplificati i messaggi di consumo responsabile: mass media e istituzioni ricordano l’importanza di non guidare dopo aver bevuto, e molte famiglie stabiliscono regole come “un bicchiere a pasto” o designano un autista sobrio per la serata. Questo clima di attenzione all’alcol è parte della cultura italiana: si festeggia con un brindisi, ma la festa continua anche il giorno dopo grazie al buon senso di alternare e controllare i propri limiti.

Dati ufficiali e prevenzione

La Relazione Annuale 2024 del Ministero della Salute (dati 2022) conferma che in Italia il consumo di alcol rimane relativamente moderato anche durante le feste[15]. Circa 35 milioni di italiani sopra gli 11 anni bevono alcolici[15], di cui oltre 8 milioni (21,2% degli uomini e 9,1% delle donne) sono considerati consumatori a rischio per la salute[18]. La grande percentuale di astemi in Italia (oltre il 32% degli adulti)[19] indica che in molte famiglie c’è almeno un membro che non consuma affatto bevande alcoliche durante il Natale.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ricorda che in Italia se consuma circa 7,5 litri di alcol puro all’anno pro capite[16], un valore inferiore alla media europea grazie a modelli di consumo più equilibrati. Anche se tra Natale e Capodanno il totale aumenta leggermente, le autorità sanitarie sottolineano sempre di bere responsabilmente, non mescolare troppi alcolici diversi e garantire rientri sicuri a casa. Numerose campagne di prevenzione durante le feste invitano a controllare i consumi, a non bere a digiuno e a coinvolgere parenti nelle buone pratiche (ad esempio designando un “capo dei brindisi” ogni tot partecipanti).

Per approfondimenti, la Casetta Craft Beer Crew ha dedicato statistiche di consumo alcolici in Italia aggiornate. Inoltre, sono disponibili anche studi scientifici sugli effetti dell’alcol per chi volesse informarsi sugli aspetti medici relativi al consumo.

Conclusioni

In sintesi, gli italiani bevono di più a Natale, ma lo fanno con moderazione e all’interno delle tradizioni conviviali. I dati mostrano che tra Natale e Capodanno aumentano i consumi, soprattutto di spumanti e birra[9][5], ma non al punto da creare emergenze. Solo un segmento ristretto della popolazione si abbuffa di superalcolici[13][1]. Le differenze sociali restano marcate: i giovani prediligono cocktail e birra, gli anziani spumante e amari. Geograficamente il Nord guida il sorso, il Sud segue con meno foga.

La conclusione è che il Natale italiano scorre all’insegna del brindisi: ogni famiglia e locale ha le proprie abitudini (cenoni in famiglia, pranzi aziendali, mercatini all’aperto), ma ovunque il consumo di alcol rimane parte della festa piuttosto che un fine a se stesso. Le parole chiave “consumo alcol Natale”, “quanto bevono gli italiani a Natale”, “consumo birra a Natale”, “consumo vino a Natale” riflettono esattamente questo quadro: a Natale consumiamo più alcol rispetto ad altri periodi, ma sempre in modo misurato, nel rispetto delle tradizioni e della sicurezza personale. L’importante è ricordare sempre di bere con consapevolezza e responsabilità, così da godere del brindisi senza mettere a rischio salute o festa futura.

FAQ

Quanto aumenta il consumo di alcol a Natale rispetto al resto dell’anno?

Generalmente a Natale cresce il consumo per la maggiore frequenza di brindisi e cene festive. I dati indicano un +7% nel consumo di spumante tra Natale e Capodanno[9] e un leggero aumento della birra consumata[5], anche se per molti italiani il bere natalizio rientra in consumi annuali costanti (molti bevono solo in occasioni speciali)[1].

Quale bevanda prevale tra gli italiani a Natale?

Prevalgono i vini e gli spumanti nei brindisi di Natale e Capodanno (355 milioni di bottiglie nel 2024[9]). La birra accompagna molti pasti, specialmente per i giovani[5]. I superalcolici (grappa, amari, liquori) completano il pasto solo per una parte degli italiani (circa il 25% a Natale[13]).

Gli italiani bevono più degli altri europei?

No, mediamente in Italia si beve meno alcol puro all’anno (7,5 litri pro capite) rispetto alla media UE[16]. Le festività natalizie aumentano i consumi, ma la cultura mediterranea li mantiene controllati. Paesi del Nord ed Est Europa registrano valori pro capite più alti, mentre gli italiani compensano con pasti moderati e alternando alcolici a bevande analcoliche.

Dove trovare dati su consumo alcol in Italia?

Le fonti principali sono l’ISTAT e i rapporti del Ministero della Salute/ISS, che ogni anno pubblicano statistiche nazionali (relazioni al Parlamento). Documenti recenti raccolgono dati sul consumo di birra, vino e spiriti[18][15]. Anche associazioni di settore come Federvini e AssoBirra diffondono studi e ricerche aggiornate sui consumi durante le feste.

tl;dr

Gli italiani aumentano moderatamente il consumo di alcol durante le feste natalizie, con picchi per spumanti (+7%) e birra. Il 40% beve solo in occasioni speciali come il Natale, mentre solo il 7% consuma alcolici quotidianamente. Il consumo è più alto tra uomini e giovani, con differenze regionali (Nord più birra, Sud più vino). Nonostante l’aumento festivo, l’Italia mantiene consumi inferiori alla media europea (7,5 litri pro capite vs 9,8 litri).

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5 commenti

  1. Articolo molto interessante! Non sapevo che il consumo di spumante aumentasse così tanto durante le feste. Avete dati più specifici sul consumo nelle diverse regioni?

    • @Mario R. Condivido la tua curiosità! Anche io sarei interessata a dati regionali più dettagliati, specialmente per il Centro Italia.

  2. Mi sembra che i dati siano un po’ sottostimati. Nella mia esperienza, durante le feste si beve molto di più di quanto indicate. Forse bisognerebbe considerare anche il consumo nei locali e nei ristoranti.

  3. Complimenti per l’articolo dettagliato! Come appassionato di birra artigianale, trovo molto utile la sezione sul beer pairing. Vorrei segnalare questo sito americano che tratta lo stesso argomento in modo approfondito.

  4. Articolo ben fatto! Mi chiedo se ci siano differenze significative tra il consumo nelle grandi città e quello nei piccoli centri durante le festività. Avete dati al riguardo?

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