Nel panorama delle birre trappiste, poche etichette hanno raggiunto il mito della Westvleteren 12, chiamata anche Westy 12. Questa birra nasce nell’Abbazia di San Sisto a Westvleteren, piccolo villaggio delle Fiandre occidentali. I monaci cistercensi che la producono seguono una tradizione secolare: la birra viene brassata per sostenere l’abbazia e le opere di carità. Negli anni 2000 la fama di Westvleteren 12 esplode quando un sito di recensioni la proclama “la migliore birra del mondo”, generando code chilometriche fuori dal monastero[13].
In questo post
- Origini del birrificio di Westvleteren
- La ricetta e le caratteristiche della Westvleteren 12
- La licenza con St. Bernardus e la rarità della birra
- Il mito del “miglior beer al mondo”
- FAQ su Westvleteren 12
Origini del birrificio di Westvleteren
La storia inizia nel 1831 quando alcuni monaci provenienti dall’abbazia francese del Mont-des-Cats raggiungono l’eremo di Jan‑Baptist Victoor nei boschi di Westvleteren[14]. Nel 1838 la comunità ottiene la licenza di birrificio e produce le prime birre[15]. All’inizio la produzione serve soltanto al consumo interno e agli ospiti del monastero, ma dalla fine dell’800 le vendite aumentano grazie alla taverna “In de Vrede”. Nel corso del Novecento il birrificio viene modernizzato, introducendo la fermentazione con lievito in vasche aperte e successivamente l’imbottigliamento[16].
La ricetta e le caratteristiche della Westvleteren 12
La Westvleteren 12 è una quadrupel da 10,2% vol., dal colore ambrato scuro e con una schiuma persistente[17]. Il profilo aromatico presenta note di caramello, cioccolato, uvetta e noci, con un finale caldo e persistente[17]. La birra subisce una fermentazione secondaria in bottiglia: durante l’imbottigliamento si aggiunge una piccola dose di lievito e zucchero che permette al prodotto di maturare nel tempo[18]. Questo processo crea la tipica complessità gustativa e consente di affinare il sapore anche per anni.
I monaci utilizzano acqua, malto d’orzo, zucchero, sciroppo di zucchero, lievito e luppolo[19]. L’attenzione per le materie prime e la produzione limitata – circa 6.000 ettolitri l’anno[20] – contribuiscono alla fama della birra.
Chi vuole approfondire le caratteristiche delle birre trappiste può consultare la guida del nostro blog sulla birra trappista.
La licenza con St. Bernardus e la rarità della birra
Dal 1945 al 1992 la maggior parte della produzione viene affidata alla fabbrica di formaggi St. Bernardus a Watou. Il mastro birraio di Westvleteren, Mathieu Szafranski, porta in licenza ricetta e lievito[21]. Con il nuovo accordo, St. Bernardus produce e commercializza le birre con il proprio marchio, mentre i monaci continuano a brassare piccoli quantitativi per uso interno[22]. Nel 1992 l’Associazione Internazionale Trappista stabilisce che soltanto le birre brassate all’interno dei monasteri possono fregiarsi del marchio trappista. L’accordo con St. Bernardus termina e i monaci tornano a essere gli unici produttori di Westvleteren 12[23].
La produzione limitata e la vendita diretta (solo su prenotazione presso l’abbazia o nel centro In de Vrede) rendono questa birra rara e ricercata. Nel 2005, quando il sito RateBeer la proclama migliore birra al mondo, le richieste esplodono[13]. Le regole rigide dell’abbazia – massima due casse per persona – aumentano il mito e fanno salire i prezzi sul mercato nero.
Il mito del “miglior beer al mondo”
La Westvleteren 12 è spesso citata come la migliore birra in assoluto. I degustatori apprezzano l’equilibrio tra dolcezza maltata, note di frutta secca e una speziatura data dal lievito belga. Tuttavia, molti esperti sottolineano che la percezione della qualità è amplificata dalla rarità e dal contesto monastico. Birre con ricette simili, come la St. Bernardus 12, sono considerate comparabili, ma la storia unica di Westvleteren 12 aggiunge un’aura quasi mistica[24].
Chi desidera approfondire le differenze tra birre artigianali e industriali può consultare l’articolo “birra artigianale vs birra industriale: pro e contro di due mondi a confronto“.
Conclusione
La Westvleteren 12 è più di una birra: è un simbolo di dedizione, tradizione e qualità. La sua storia, che attraversa due secoli e coinvolge monaci, contratti industriali e orde di appassionati, dimostra come una bevanda possa incarnare valori culturali profondi. Pur essendo difficile da reperire, continua a ispirare birrai e consumatori a cercare autenticità e eccellenza nel mondo della birra artigianale.
FAQ su Westvleteren 12
Qual è il grado alcolico della Westvleteren 12? La birra ha un tenore alcolico del 10,2% vol. ed è classificata come quadrupel[17].
Perché è così difficile da trovare? I monaci producono circa 6.000 ettolitri l’anno e vendono la birra solo su prenotazione presso l’abbazia o al centro In de Vrede[20].
Cosa la rende diversa da altre quadrupel? L’attenzione alle materie prime, la fermentazione secondaria in bottiglia e il contesto monastico conferiscono un profilo aromatico unico e un’aura di sacralità[18].
tl;dr
Westvleteren 12 è una birra trappista belga prodotta dai monaci dell’Abbazia di San Sisto. Rinomata per la sua complessità aromatica e la rarità, è spesso considerata una delle migliori birre al mondo, disponibile solo su prenotazione direttamente dal monastero.

Finalmente un articolo che spiega bene la differenza tra Westvleteren e St. Bernardus! Troppa gente le confonde. Sono stato in Belgio due volte per provare a comprarla, ma senza prenotazione è impossibile.
Ho assaggiato la Westvleteren 12 una volta e devo dire che è eccezionale, ma onestamente non so se valga tutta la fatica per procurarsela. La St. Bernardus 12 è molto simile e molto più facile da trovare. Che ne pensate?
@Roberto T. Condivido la tua opinione! L’aura mistica della Westvleteren influisce molto sulla percezione. Ho fatto un blind test con amici e molti non hanno distinto le due. Comunque articolo molto accurato, complimenti!
Se volete provare l’esperienza completa, andate a In de Vrede vicino all’abbazia. L’atmosfera è incredibile e si può bere la Westvleteren fresca di spillatura. Ho trovato informazioni utili su visitflanders.com per organizzare il viaggio.
Come appassionato di birre trappiste, apprezzo molto che abbiate sottolineato l’aspetto spirituale e comunitario della produzione. Non è solo una questione di gusto, ma di tradizione e valori. Bell’articolo!