Tutankhamen Ale: riscoprire un’antica ricetta egizia

Il fascino della birra si intreccia spesso con la storia. Un esempio sorprendente è la Tutankhamen Ale, nata dal desiderio di assaggiare la bevanda che forse accompagnava i faraoni. Negli anni ’90 l’archeologo Barry Kemp e la sua equipe, analizzando i residui di un antico birrificio nel palazzo di Nefertiti, riuscirono a ricostruire una ricetta egizia di 3.250 anni[6]. Con l’aiuto del birrificio scozzese Scottish & Newcastle hanno riportato in vita quel sapore perduto.

In questo post

La scoperta del birrificio di Nefertiti

Nel deserto di Amarna, l’archeologo Barry Kemp dell’Università di Cambridge scava nei resti del palazzo di Nefertiti. Lì ritrova dieci camere di fermentazione con depositi di birra[7]. Analizzando i residui al microscopio elettronico, il team identifica malto di orzo, frumento e spezie come il coriandolo, frequenti nelle ricette egizie[8]. Questa scoperta permette di ricostruire un procedimento di produzione molto più sofisticato di quanto si credesse: gli egizi maltavano i cereali e non si limitavano a immergere pane nell’acqua.

La ricetta e la produzione moderna

Kemp contatta la Scottish & Newcastle Breweries per ricreare l’antica birra. I birrai ricorrono agli ingredienti individuati dagli archeologi: malto d’orzo ed emmer, lievito e coriandolo. Ne nasce una ale dorata dal profilo aromatico maltato e leggermente speziato[9]. Sebbene non sia possibile replicare con precisione la bevanda faraonica, l’esperimento consente di avvicinarsi al gusto dell’antico Egitto. Gli esperti descrivono la Tutankhamen Ale come ricca e dal sapore simile allo chardonnay[9].

Per scoprire come bilanciare gli ingredienti nelle birre di oggi e come scegliere i grani migliori, consigliamo di leggere l’articolo “malti speciali: come usarli per differenziare la propria produzione” sul nostro sito.

Il prezzo e la distribuzione limitata

Nel 1996 il birrificio produce solo 1.000 bottiglie di Tutankhamen Ale, vendute in esclusiva da Harrods a Londra a 50 sterline l’una[10]. Il prezzo elevato riflette l’unicità del progetto e la tiratura limitata, rendendo la birra una delle più costose del mondo[11]. Collezionisti e appassionati non esitano a pagare la cifra pur di possedere un pezzo di storia liquida.

L’eredità e il ruolo della birra nell’antico Egitto

La Tutankhamen Ale non è solo un’operazione commerciale: ha riportato l’attenzione sulla cultura brassicola egizia. Nel regno dei faraoni la birra era alimento fondamentale, consumato da tutte le classi sociali. Testi antichi citano nomi come “Portatrice di gioia” o “La bella” per birre destinate ai templi[12]. Gli egizi credevano che la costruzione delle piramidi fosse sostenuta da razioni di pane e birra. La ricostruzione della Tutankhamen Ale sottolinea l’importanza archeologica della birra e dimostra quanto profondamente sia intrecciata con la nostra storia.

Per approfondire la storia della birra, ti suggeriamo di leggere la guida del nostro blog “birra trappista: significato, storia, caratteristiche e varietà“, dedicata alle tradizioni monastiche, che mette in luce come religione e produzione brassicola siano sempre state connesse.

Conclusione

La Tutankhamen Ale rappresenta un ponte tra passato e presente, unendo archeologia e arte birraria. Sebbene non sia più reperibile, la sua storia ricorda che ogni bicchiere contiene millenni di cultura. L’analisi dei residui e il coraggio dei birrai ci permettono oggi di immaginare l’esperienza di degustare una birra che risale all’epoca dei faraoni.

FAQ su Tutankhamen Ale

Quante bottiglie sono state prodotte? Ne sono state prodotte 1.000, vendute presso Harrods nel 1996[10].

Che ingredienti contiene la ricetta moderna? Malto di orzo ed emmer, lievito e coriandolo, ispirati agli ingredienti rilevati nei residui archeologici[8].

Qual è il sapore della Tutankhamen Ale? È descritta come dorata, maltata e leggermente speziata, con note che ricordano il chardonnay[9].

tl;dr

Tutankhamen Ale è una birra ricreata negli anni ’90 basandosi su residui archeologici di 3.250 anni fa. Prodotta in sole 1.000 bottiglie e venduta a 50 sterline, unisce archeologia e brassicoltura per offrire un assaggio dell’antico Egitto.

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5 commenti

  1. Storico della Birra

    Articolo affascinante! L’idea di bere qualcosa che assomiglia a ciò che bevevano i faraoni è incredibile. Mi chiedo quanto sia accurata la ricostruzione considerando che i lieviti antichi sono andati perduti.

  2. Non sapevo che gli egizi avessero una cultura brassicola così avanzata! Pensavo facessero solo quelle birre dense e dolci. L’articolo mi ha aperto un mondo. Qualcuno sa se esistono birre moderne che usano l’emmer?

  3. @Laura C. Sì, ci sono alcuni birrifici che stanno riscoprendo cereali antichi come l’emmer e il farro. Ho trovato informazioni interessanti su ancientgrains.org. Comunque articolo ben documentato, complimenti all’autore!

  4. Paolo De Santis

    50 sterline nel 1996 erano veramente tanti! Ma credo che per un collezionista valga ogni centesimo. Mi piacerebbe sapere se qualcuna di queste bottiglie sia ancora intatta oggi.

  5. Come appassionata di storia e birra, trovo questo articolo semplicemente magnifico! La connessione tra archeologia e brassicoltura moderna è un tema che meriterebbe più attenzione. Grazie per averlo trattato così bene.

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