Birra Skunked / Skunky Beer: Cos’è, a Cosa è Dovuta, Caratteristiche

Capita talvolta di stappare una bottiglia di birra e di essere accolti da un odore pungente, simile a quello di una puzzola. Non è un caso né un capriccio del nostro olfatto: probabilmente quella birra è skunked. In gergo brassicolo, una birra skunked (detta anche skunky beer o birra lightstruck) è una birra che, a causa dell’esposizione alla luce, ha sviluppato un aroma sgradevole e inconfondibile. Si tratta di un difetto temuto sia dai produttori che dagli appassionati, perché compromette l’esperienza di degustazione anche della birra più pregiata. In questo articolo analizziamo in dettaglio cos’è la birra skunked, a cosa è dovuto questo fenomeno chimico, quali caratteristiche sensoriali presenta e come prevenire il colpo di luce. L’obiettivo è fornire informazioni scientifiche e consigli pratici per evitare che la nostra amata birra artigianale perda freschezza e aromi a causa di una banale esposizione luminosa.

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Cos’è la birra skunked (skunky beer)?

Il termine “skunked” in inglese significa letteralmente “spruzzato dalla puzzola” e rende bene l’idea: la birra skunked è una birra che ha assunto un odore sgradevole di puzzola. In italiano questo difetto è noto anche come colpo di luce (in inglese lightstruck), proprio perché è la luce la causa scatenante. A livello pratico, si definisce skunked una birra che, dopo essere stata esposta a fonti luminose intense (raggi solari diretti o neon), sviluppa composti aromatici solforati responsabili di un aroma pungente e maleodorante. Questo fenomeno può colpire qualsiasi birra contenente luppolo, indipendentemente dallo stile o dal produttore, se le condizioni di conservazione non sono adeguate.

Dal punto di vista storico, il “gusto di luce” nella birra è documentato fin dal 1875, quando il chimico tedesco Carl Lintner ne descrisse le cause. A differenza di altri fenomeni (come l’ossidazione o l’infezione batterica), la birra skunked non dipende da contaminazioni microbiologiche o dall’invecchiamento: è un difetto chimico-fisico dovuto esclusivamente alla luce. Nessuna birra, artigianale o industriale, dovrebbe presentare questo aroma: si tratta sempre di una deviazione indesiderata. Non esiste uno stile tradizionale in cui la nota di puzzola sia accettabile – al contrario di altre sfumature particolari – quindi una birra skunked va considerata “rovinata” dal punto di vista organolettico, anche se può essere comunque bevuta senza rischi per la salute.

Va chiarito che spesso, nel linguaggio comune, si usa “birra skunked” per indicare genericamente una birra andata a male. In realtà il termine identifica specificamente il difetto da luce. Una birra può essere vecchia o mal conservata e sviluppare altri aromi sgradevoli (come sapore di cartone bagnato da ossidazione o acido acetico da contaminazione batterica) senza però avere l’odore di puzzola tipico della skunked. Se notate un aroma strano nella vostra bottiglia, è utile capire la natura del difetto: per esempio un sentore acido di aceto indica un altro problema (possibile infezione acetica – vedi birra che sa di aceto: cause), mentre un retrogusto ferroso potrebbe indicare contatti con il metallo o acqua ricca di ferro (perché alcune birre hanno un gusto metallico). Il difetto skunked si riconosce invece dal suo caratteristico odore sulfureo di puzzola, come approfondiremo tra poco.

Perché la birra diventa skunked: il colpo di luce

La causa scatenante della birra skunked è l’interazione tra luce e luppolo. I raggi UV (ultravioletti), in particolare quelli presenti nella luce solare diretta e in alcune luci artificiali intense, innescano una reazione chimica nel liquido. Nel mosto di birra fermentato, grazie al luppolo, sono presenti composti chiamati iso-alpha acidi (isomuloni), responsabili dell’amaro della birra. Quando la birra viene colpita da luce con lunghezza d’onda nella fascia UV-violetto (circa 350-500 nm), questi iso-alpha acidi si degradano formando radicali liberi. Uno di questi radicali si combina con molecole di zolfo (derivate da aminoacidi del malto o dal luppolo stesso) generando un composto appartenente alla famiglia dei mercaptani (noti anche come tioli). Il risultato finale è la formazione del 3-metil-2-buten-1-tiolo (abbreviato 3-MBT), la sostanza chimica colpevole dell’odore di skunk. Questo tiolo ha una struttura molecolare molto simile a quella di composti presenti nel liquido secreto dalla puzzola e basta una quantità infinitesimale per rendersi percepibile: ha una soglia di percezione di circa 4 parti per trilione (!) nella birra. Ciò significa che quantità praticamente microscopiche di 3-MBT possono far sì che l’aroma skunky domini completamente il profilo organolettico.

In sintesi, la birra diventa skunked quando la luce rompe le molecole del luppolo e crea questo composto solforato estremamente odoroso. È importante notare che la temperatura, di per sé, non causa questo fenomeno. Molti pensano che una birra lasciata scaldare al sole o soggetta a sbalzi di temperatura diventi “skunked”, ma tecnicamente il calore da solo non produce il mercaptano. Certo, temperature elevate possono degradare una birra in altri modi (ossidazione accelerata, perdita di freschezza, ecc.), ma il tipico odore di puzzola è legato specificamente all’azione della luce sui composti del luppolo. Dunque, una birra ben conservata al buio ma calda non svilupperà aroma di skunk (anche se potrebbe non essere gradevole per altri motivi), mentre una birra esposta a luce solare per pochi minuti può skunkarsi anche se mantenuta fredda.

Non a caso, i mastri birrai raccomandano di tenere le bottiglie lontane dalla luce diretta. Nei birrifici industriali si è ben consapevoli di questo problema: spesso le aziende ricorrono a soluzioni per evitare la formazione del difetto da luce. Ad esempio alcune grandi marche utilizzano estratti di luppolo modificati (luppoli isomerizzati e stabilizzati) al posto dei normali coni o pellet. Questi estratti (ad esempio il tetrahops) hanno iso-alpha acidi già trasformati chimicamente in modo da non reagire alla luce producendo mercaptani. Ciò permette di imbottigliare birre in vetro chiaro o verde riducendo molto il rischio di skunk. Si tratta di un compromesso tecnologico usato soprattutto nella produzione industriale su larga scala (birra artigianale vs birra industriale): la birra artigianale di solito preferisce metodi tradizionali e packaging protettivi (vetro scuro o lattina) anziché additivi chimici antiskunk. Questo perché l’estratto di luppolo stabilizzato può alterare leggermente il profilo aromatico rispetto all’uso di luppolo naturale, quindi molti birrai artigianali lo evitano in favore di soluzioni più “pulite” come un buon confezionamento.

Caratteristiche sensoriali di una birra skunked

Come si riconosce concretamente una birra skunked? Il segnale più evidente è l’odore. All’olfatto, una birra colpita dal gusto luce emana un aroma penetrante e sgradevole, comunemente descritto come odore di puzzola. Chi non ha familiarità con le puzzole potrebbe associarlo ad altre impressioni: molti lo paragonano all’odore di gomma bruciata o plastica fusa, oppure a note di uovo marcio e zolfo. In alcuni casi ricorda l’odore acre che si sente vicino a frutta o verdura in decomposizione. C’è chi segnala anche una somiglianza con il caffè macinato (in realtà anche nel caffè sono presenti composti solforati simili). Un altro paragone comune è con l’odore di spray antizanzare o di erba tagliata marcia. Insomma, sono tutte descrizioni poco invitanti: il tratto comune è quella punta sulfurea “animale” che subito fa pensare a qualcosa di andato storto.

Dal punto di vista del gusto, il difetto skunked può riflettersi in un retrogusto leggermente amaro e sgradevole, ma spesso il sapore in bocca è meno caratteristico dell’odore. Ciò accade perché il 3-MBT è percepito soprattutto per via olfattiva retronasale: quando beviamo, l’aroma risale dai recettori del naso e domina la sensazione complessiva. Una birra skunked può quindi avere un corpo e un gusto base simili al normale, ma il suo bouquet aromatico è talmente compromesso che rovina l’intera degustazione. Basta portare il bicchiere al naso per accorgersi che qualcosa non va. Anche la schiuma potrebbe trattenere e rilasciare quel sentore di “puzzola schiacciata”, come viene coloritamente definito il gusto di luce in alcuni corsi di degustazione.

Una curiosità: la sensibilità al mercaptano della luce varia da persona a persona, ma in generale anche nasi poco allenati lo colgono facilmente, proprio perché l’essere umano è molto sensibile ai composti solforati (per ragioni evolutive, gli odori sulfurei spesso indicano cibo guasto o pericolo). Dunque, se aprendo una birra percepite un odore strano di zolfo o animale, è probabile che anche gli altri lo sentiranno. Non sottovalutate quel sentore: se pensate che la vostra birra sappia di moffetta, probabilmente avete ragione. In questi casi, purtroppo, non c’è metodo per “recuperare” l’aroma originale: il difetto da luce è irreversibile. L’unica consolazione è che, a parte il gusto e l’olfatto, non rende la birra dannosa. Una birra skunked si può bere dal punto di vista sanitario, ma l’esperienza sarà deludente. Molti preferiscono buttarla via e aprirne un’altra piuttosto che sorseggiare un bicchiere dal profumo sgradevole.

Packaging e luce: bottiglie vs. lattine

Un fattore cruciale per evitare (o causare) il difetto skunked è il tipo di confezionamento della birra. Il vetro e altri materiali lasciano passare la luce in misura diversa, e questo incide direttamente sul rischio di colpo di luce. Vediamo le differenze:

  • Bottiglie trasparenti: sono le peggiori nemiche della birra in termini di protezione dalla luce. Il vetro trasparente offre protezione zero dai raggi UV. Birre famose vendute in bottiglia chiara, come la Corona, sono notoriamente soggette a diventare skunky se esposte alla luce. Non a caso, la tradizione della fetta di lime nel collo della Corona serve (almeno secondo alcuni) anche a mascherare l’eventuale odore sgradevole! Chi produce birra in bottiglie trasparenti spesso utilizza i già citati luppoli modificati per limitare i danni, ma basta una permanenza al sole di qualche minuto perché anche queste birre sviluppino la puzzola. Conclusione: meglio evitare di acquistare birre in vetro bianco che sono state esposte in vetrina o sotto neon forti.
  • Bottiglie verdi: il vetro verde offre una protezione parziale. Blocca alcune frequenze luminose dannose ma lascia comunque passare una buona quantità di raggi UV e di luce blu (anch’essa colpevole). Birre in bottiglia verde (pensiamo a Beck’s, Heineken, Peroni export ecc.) hanno un rischio intermedio: se conservate bene possono non skunkare subito, ma sono comunque vulnerabili. Quante volte vi è capitato di sentire un leggero aroma “di skunk” aprendo una birra industriale in bottiglia verde? È abbastanza comune, segno che un po’ di esposizione luminosa durante lo stoccaggio c’è stata. Per tradizione o marketing molte marche mantengono il vetro verde, ma dal punto di vista tecnico non è l’ideale. Alcune cercano di mitigare aggiungendo antiossidanti o luppolo isomerizzato, ma il rischio non scompare del tutto.
  • Bottiglie marroni (ambra): il vetro marrone è il miglior amico della birra, perché filtra gran parte dei raggi UV dannosi (blocca le lunghezze d’onda sotto ~500 nm). Infatti la maggioranza delle bottiglie di birra artigianale sono di colore ambrato scuro. Questa tonalità scura riduce enormemente l’insorgenza del difetto skunked, sebbene non la azzeri al 100%. Una bottiglia marrone protegge molto, ma un’esposizione prolungata a sole forte potrebbe comunque generare problemi. Diciamo che con vetro scuro i tempi di esposizione tollerati diventano molto più lunghi: una birra in vetro marrone può resistere ore alla luce indiretta senza danni, mentre in vetro chiaro bastano minuti. Non è un caso se le bottiglie di birra sono spesso verdi o marroni: motivi storici a parte, la scienza moderna ci spiega che è per proteggere la bevanda.
  • Lattine in alluminio: le lattine sono completamente impermeabili alla luce. Questo significa che una birra in lattina non potrà mai diventare skunky a meno che non venga versata in un bicchiere e lasciata al sole. Negli ultimi anni sempre più birrifici artigianali stanno adottando la lattina come contenitore, proprio per i vantaggi che offre in termini di conservazione (niente luce, meno ossigeno se confezionata bene, raffreddamento più rapido). Non è solo questione di moda: la birra in lattina è così popolare perché preserva meglio gli aromi, ed evitare il lightstruck è uno dei motivi principali. D’altro canto, c’è chi preferisce ancora la bottiglia per una questione estetica o di tradizione. Nel dubbio, se il vostro obiettivo è zero rischio di skunk, la lattina è una scelta ottimale.
  • Fusti e contenitori opachi: anche i fusti in acciaio (keg) e i mini-fustini domestici proteggono totalmente dalla luce. Finché la birra resta nel fusto non c’è pericolo. Lo stesso vale per tank in plastica opaca o bag-in-box. Il problema eventualmente nasce quando si spillano in un bicchiere trasparente all’aperto: anche una pinta perfettamente conservata, se viene lasciata sotto il sole a mezzogiorno, in breve tempo si può alterare. Un bicchiere di vetro pieno di birra impiega pochi minuti al sole diretto per sviluppare i primi sentori di skunk, soprattutto se la birra è ricca di luppoli aromatici (le IPA ad esempio, avendo molti iso-alpha acidi, sono iper-sensibili al colpo di luce). Dunque, attenzione anche durante il servizio: gustarsi una IPA ghiacciata al sole estivo è un piacere, ma conviene non far durare troppo quel bicchiere sotto i raggi UV!

Riassumendo, il packaging fa la differenza tra una birra protetta e una esposta. Molti consumatori ormai lo sanno e preferiscono le birre in lattina o in bottiglia scura. Una lettura consigliata per approfondire i pro e contro dei vari contenitori è Birra in lattina o in bottiglia: cosa scegliere. Nel dubbio, ricordiamo la regola d’oro: keep beer away from light! Se amate le birre artigianali e volete godervele al massimo, assicuratevi che siano state conservate al riparo dalla luce sin dal confezionamento.

Come prevenire la skunked beer

Dopo aver compreso cos’è e da cosa è causata la birra skunked, vediamo alcuni consigli pratici per prevenirla. Sia che siate consumatori, gestori di locale o homebrewer, ci sono accorgimenti utili per tenere lontano il famigerato odore di puzzola dalle vostre birre.

1. Conservare la birra al buio. Può sembrare banale, ma il modo più efficace per evitare il lightstruck è impedire alla luce di raggiungere la birra. A casa, riponete le bottiglie in un luogo buio e fresco – ad esempio in cantina o in dispensa lontano da finestre. Se tenete la birra in frigo (cosa consigliata per la maggior parte delle birre fresche), va benissimo: il frigo è un ambiente scuro quando chiuso. Fate solo attenzione a non lasciare le bottiglie di birra a lungo nella porta del frigo in plastica trasparente, se questa è esposta alla luce quando aprite spesso (luce interna del frigo o luce ambiente) – meglio collocarle nei ripiani interni. Su questo punto potete consultare la guida su dove mettere la birra in frigo per ottimizzare spazi e condizioni. In generale, evitate mensole illuminate o balconi: anche d’inverno, i raggi UV filtrano e accumulano effetti nel tempo.

2. Preferire vetro scuro o lattine. Come discusso, il contenitore fa la differenza. Se avete la possibilità di scegliere, optate per la birra confezionata in lattina o in bottiglie ambrate. Questo è utile sia durante l’acquisto che durante la conservazione in casa. Ad esempio, se acquistate birra artigianale da un birrificio online, controllate che il packaging sia adeguato. Molti shop specializzati imballano le bottiglie in scatole di cartone (ottimo perché il cartone blocca la luce). Ordinate birra artigianale online solo da rivenditori o produttori di fiducia che curano questi dettagli: realtà come La Casetta Craft Beer Crew, ad esempio, spediscono le birre protette e garantiscono freschezza anche nella consegna a domicilio. Per approfondire l’argomento potete leggere l’articolo su birra artigianale online: dove comprarla, che spiega come acquistare in sicurezza prodotti di qualità. In ogni caso, evitate per quanto possibile le bottiglie chiare e fate attenzione alle bottiglie verdi: se proprio amate una birra venduta in vetro verde, assicuratevi di prenderla da uno scaffale non illuminato o dietro ad altre bottiglie (la birra tenuta in fondo allo scaffale è stata meno esposta alla luce rispetto a quella esposta davanti).

3. Ridurre l’esposizione durante servizio e consumo. Anche quando versate la birra nel bicchiere, pensate alla luce ambientale. Se siete all’aperto in una giornata di sole, tenete la birra all’ombra del vostro corpo o del tavolo. Potrebbe sembrare eccessivo, ma come detto bastano pochi minuti al sole per “skunkare” una pinta di IPA. Potete usare un sottobicchiere appoggiato sopra il bicchiere come coperchio improvvisato se vi distraete a chiacchierare e volete proteggerla. Nei pub all’aperto e ai festival, cercate posti ombreggiati per degustare. E se scattate foto alla birra (sappiamo che l’aspetto è invitante in controluce!), ricordatevi di rimettere la bottiglia al riparo subito dopo. Un’idea semplice: tenere la birra dentro una borsa termica o zainetto scuro quando siete in giro, tirandola fuori solo al momento di versare.

4. Attenzione allo stoccaggio nei locali. Se gestite un pub o un beershop, fate molta attenzione a come esponete le bottiglie. Una vetrina soleggiata piena di bottiglie trasparenti è una ricetta per la birra skunked. Meglio scaffali lontani dalla luce solare diretta. Anche le luci al neon molto forti nel frigo delle birre possono nel lungo periodo causare qualche problema: preferite luci a LED calde, che emettono meno UV, o almeno non tenetele accese 24/7. I frigoriferi trasparenti andrebbero posizionati lontano dalle finestre. È buona pratica conservare le scorte nel cartone originale fino alla vendita, lasciando esposte solo poche bottiglie dimostrative (e ruotandole spesso). Inoltre verificate le date: una birra esposta per mesi a qualsiasi luce finirà col risentirne. Conservare correttamente le bottiglie è fondamentale per preservare aroma e freschezza: su questo punto potete leggere la nostra guida su dove conservare le bottiglie di birra, che tratta anche di luce, temperatura e posizione ideale.

5. Consumare le birre fresche nei tempi giusti. Una birra artigianale, specie se molto luppolata, andrebbe bevuta fresca, entro pochi mesi dall’imbottigliamento, per godere appieno degli aromi. Un lungo stoccaggio aumenta le probabilità di esposizione accidentale a luce. Se avete bottiglie da invecchiamento (stili adatti all’affinamento come barley wine, imperial stout, ecc.), assicuratevi che stiano in cantina buia e fresca anche per anni. Alcuni stili reggono il tempo, ma conservali al buio: c’è chi usa involucri di plastica scura o carta stagnola attorno alle bottiglie da invecchiare per essere ancora più sicuro. Una birra ben conservata può durare a lungo (per consigli specifici potete leggere come conservare una birra artigianale a lungo termine), ma la luce resta sempre nemica. Anche una birra “da cantina” come una trappista o un barley wine, se dimenticata su uno scaffale sotto la finestra, potrà sviluppare note di luce col tempo.

Infine, in caso di dubbio, annusate sempre la birra appena versata. Se percepite subito quell’olezzo di skunk, meglio non servirla agli ospiti o clienti per evitare brutte figure. Come detto, non ci sono rimedi per “curare” una birra skunked. Alcuni scherzano dicendo: “aggiungi una fetta di limone e spera” – un trucco usato con certe lager commerciali – ma ovviamente è una mezza soluzione che non elimina il problema, lo copre soltanto un po’. La prevenzione è l’unica strada efficace. La buona notizia è che, con un po’ di attenzione, è semplice evitare di skunkare le birre: basta conservarle correttamente e tenerle lontane dalla luce inutile. Così potremo goderci ogni sorso con i profumi autentici voluti dal mastro birraio.

Domande frequenti sulla birra skunked

Q: Cosa significa esattamente “birra skunked”?
A: Indica una birra che ha subito il colpo di luce, ovvero un’alterazione causata dall’esposizione ai raggi UV. I composti del luppolo reagiscono alla luce formando sostanze solforate (come il 3-MBT) dall’odore simile a quello della puzzola. In pratica la birra assume un aroma sgradevole, detto skunky, riconoscibile all’olfatto.

Q: La birra skunked è sicura da bere o fa male alla salute?
A: Dal punto di vista della salute, una birra skunked non è tossica né pericolosa: il difetto è solo organolettico. Si può bere senza rischi sanitari, ma il gusto e soprattutto l’odore risultano compromessi. Molte persone trovano la birra skunked imbevibile per via dell’aroma pungente, quindi preferiscono buttarla. Ma se la bevete, l’unico “effetto collaterale” sarà la brutta esperienza sensoriale.

Q: È vero che le variazioni di temperatura rendono la birra skunked?
A: No, è un mito da sfatare. Il colpo di luce è dovuto unicamente alla luce (specialmente UV), non al caldo o al freddo. Certo, grossi sbalzi termici possono rovinare la birra in altri modi (per esempio alterandone il sapore o facendo perdere carbonazione), ma non creano l’odore di puzzola. Una birra lasciata al sole può scaldarsi e anche diventare skunky, ma è la luce che provoca il difetto, non il calore in sé.

Q: Quanto tempo serve perché una birra diventi skunked al sole?
A: Pochissimo. Studi ed esperienze mostrano che bastano pochi minuti di esposizione diretta ai raggi solari per iniziare a generare il difetto, specie in birre molto luppolate e in bottiglie chiare. Ad esempio, una lager in bottiglia trasparente può sviluppare odore di skunk in 1-2 minuti di sole intenso. In bottiglia marrone i tempi si allungano (decine di minuti o ore a seconda dell’intensità della luce). Il processo è rapido, quindi è importante proteggere subito la birra dalla luce.

Q: Come posso evitare di acquistare birre già skunked?
A: Il consiglio è di fare attenzione a dove e come sono esposte le birre. In negozio o al supermercato, preferite le bottiglie che non sono sotto luce forte continua. Evitate, se possibile, le confezioni in vetro chiaro che stanno da tempo sugli scaffali illuminati. Acquistate da rivenditori con un buon turnover e cura nello stoccaggio (frigo o magazzino al buio). Se comprate online, affidatevi a birrifici o shop specializzati che spediscono in imballi appropriati – ad esempio La Casetta Craft Beer Crew consegna le birre protette dalla luce e dal caldo durante il trasporto. Infine, quando aprite una bottiglia, annusatela subito: se sentite odore di skunk, potete eventualmente restituirla o segnalarlo, perché significa che il prodotto è stato conservato male prima dell’acquisto.

Q: Perché molte birre industriali in bottiglia verde sanno di skunk mentre alcune no?
A: La bottiglia verde lascia passare luce e quindi molte birre così confezionate rischiano il difetto (se senti quel tipico aroma, è successo proprio questo). Alcune birre industriali però usano accorgimenti speciali: ad esempio, la Miller utilizza luppolo modificato che non produce 3-MBT, quindi anche in bottiglia chiara non diventa skunky. Tuttavia, la maggior parte delle lager commerciali in vetro verde (Heineken, Beck’s, etc.) se esposte alla luce tendono a sviluppare almeno una leggera nota di skunk. In sintesi, dipende dalla formula di produzione e dall’esposizione: se il produttore non usa estratti stabilizzati, la birra in vetro verde può skunkare facilmente a meno che non sia sempre tenuta al buio.

Q: Una birra artigianale può diventare skunked quanto una industriale?
A: Assolutamente sì, se esposta alle stesse condizioni sfavorevoli. Non è la qualità o scala produttiva a determinare il difetto, ma la luce e il contenitore. La differenza è che i birrifici artigianali di solito confezionano in modo più sicuro (lattine opache o bottiglie scure) e curano la catena del freddo e del buio. Inoltre, vendendo spesso direttamente o tramite canali brevi, riducono il tempo di esposizione sugli scaffali. Quindi una craft beer corre meno rischi, ma se, ad esempio, vi dimenticate una IPA artigianale sul davanzale al sole, diventerà skunked proprio come farebbe una lager commerciale. La buona conservazione è fondamentale per ogni tipo di birra.

Q: Posso “riparare” una birra che ha preso luce?
A: Purtroppo no. Il processo chimico è irreversibile: una volta che i mercaptani si sono formati nel liquido, rimangono lì e l’odore di skunk non se ne va. Non serve metterla al buio dopo, né raffreddarla, né aggiungere limone – sono tutti espedienti inutili a eliminare il difetto (al massimo il limone può coprirlo un po’ al naso). L’unica soluzione è prevenire: conserva sempre bene le birre. Se te ne accorgi in ritardo e la birra sa già di puzzola, puoi usarla in cucina (per esempio in una marinatura, dove l’odore si perde tra le spezie) oppure, più pragmaticamente, versarla via. Meglio aprire un’altra bottiglia conservata correttamente, brindando all’insegnamento imparato!

5 commenti

  1. Articolo davvero interessante! Non sapevo che l’odore di puzzola fosse dovuto alla luce. Ora capisco perché le lattine sono sempre più diffuse tra i birrifici artigianali. Grazie per i consigli utili!

    • @Marco R. Concordo, anch’io sono rimasto sorpreso! Però mi chiedo: c’è un modo per capire se una birra è già skunked prima di comprarla, magari in negozio? A volte le bottiglie verdi sono così invitanti, ma ora ho paura di prendere fregature!

  2. Grazie per l’articolo, molto chiaro! Ho sempre pensato che l’odore strano di alcune birre fosse colpa della marca, invece è proprio la luce. Per chi vuole approfondire, ho trovato utile anche questo articolo sul sito di Unionbirrai: Unionbirrai.

  3. Come homebrewer, trovo che l’articolo spieghi bene il problema del lightstruck, ma mi piacerebbe sapere di più su come i birrifici artigianali gestiscono il luppolo per evitare il problema senza usare additivi chimici. Avete qualche approfondimento su questo?

  4. Articolo utilissimo, ma devo dire che sono un po’ perplessa: possibile che bastino pochi minuti di sole per rovinare una birra? Comunque ora starò più attenta a dove tengo le mie bottiglie!

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