Birra prezzi: fattori che incidono sul costo | Guida completa 2025

Il prezzo di una birra sul banco frigo o alla spina rappresenta l’epilogo di un viaggio complesso. Questo viaggio inizia nei campi di orzo e luppolo e termina nel bicchiere del consumatore. Molti fattori contribuiscono a determinare il costo finale. La differenza tra i prezzi della birra industriale e artigianale non è casuale. Riflette scelte precise riguardo ingredienti, processi e scale produttive. Comprendere questi elementi aiuta a valutare correttamente il rapporto qualità-prezzo. Ogni componente ha un impatto misurabile sul conto finale.

La scelta tra una birra prodotta in massa e una creazione artigianale non è solo questione di gusto. È una decisione che coinvolge aspetti economici, culturali e qualitativi. I fattori costo birra sono numerosi e interconnessi. Analizzarli singolarmente permette di apprezzare il vero valore dietro ogni sorso. Questo approfondimento esplora le dinamiche che regolano il mercato brassicolo. Fornisce strumenti per orientarsi consapevolmente tra etichette e listini.

Materie prime: la base di tutto

La qualità degli ingredienti rappresenta il primo capitolo nella storia del prezzo di una birra. Acqua, malto, luppolo e lievito sono i quattro pilastri. Ogni componente varia notevolmente in termini di costo e provenienza. Il malto d’orzo di alta qualità ha un prezzo superiore rispetto ai cereali non maltati o ai sostituti economici. Alcuni birrifici utilizzano malti speciali tostati che costano fino a cinque volte i malti base. Questa scelta influisce direttamente sulla complessità aromatica e sul prezzo finale.

Il luppolo costituisce un altro elemento significativo nel calcolo dei prezzi della birra. Le varietà più ricercate, come i luppoli americani Citra o Mosaic, raggiungono quotazioni elevate. La loro domanda globale supera spesso l’offerta disponibile. I luppoli nobili tedeschi o cechi mantengono costi consistenti per la loro qualità riconosciuta. Le birre ad alto amaricamento richiedono quantità maggiori di luppolo. Questo incrementa ulteriormente il costo di produzione. La tecnica del dry hopping, che prevede l’aggiunta di luppolo a fermentazione avanzata, rappresenta un ulteriore costo. Richiede più materiale per estrarre gli aromi voluti.

Il lievito è un ingrediente fondamentale che molti consumatori sottovalutano. I ceppi selezionati per birre speciali richiedono investimenti in ricerca e sviluppo. I birrifici artigianali spesso mantengono banche di lievito proprie. Questo comporta costi di laboratorio e controllo qualità. Per alcune specialità belghe, i lieviti sono autentici patrimoni genetici. Tramandati attraverso generazioni, contribuiscono a profili aromatici unici. Il loro valore è inestimabile e si riflette nel prezzo di vendita.

L’acqua è tecnicamente un ingrediente a basso costo, ma la sua gestione incide notevolmente. I birrifici che modificano la composizione minerale della loro acqua sostengono costi di trattamento. L’analisi chimica regolare e gli aggiustamenti richiedono attrezzature specializzate e competenze. Alcuni birrifici artigianali insistono sull’uso di acque di sorgente locali. Questo approccio può limitare la scala produttiva ma garantisce un carattere territoriale. Il costo dell’acqua, sebbene marginale per singolo litro, diventa significativo su grandi volumi.

I birrifici che adottano ingredienti supplementari affrontano costi aggiuntivi. Frutta fresca, spezie, erbe aromatiche o prodotti come caffè e cioccolato di qualità elevano il prezzo di produzione. La birra American Pale Ale de La Casetta Craft Beer Crew utilizza esclusivamente luppoli pregiati. Questa scelta qualitativa giustifica un posizionamento di prezzo superiore alle pale ale convenzionali. La trasparenza sugli ingredienti permette al consumatore di comprendere queste differenze.

Processo produttivo: artigianale vs industriale

Il metodo di produzione segna una divergenza fondamentale tra birra industriale e artigianale. I birrifici industriali ottimizzano ogni fase per massimizzare l’efficienza e minimizzare i costi. Utilizzano economie di scala che i piccoli produttori non possono raggiungere. I microbirrifici privilegiano tecniche tradizionali che richiedono più tempo e attenzione. La fermentazione a temperatura controllata, il condizionamento prolungato e il monitoraggio costante sono attività che incidono sul costo finale.

Il tempo è un fattore cruciale nell’equazione dei prezzi della birra. Una lager industriale può essere prodotta in poche settimane. Una lager artigianale di qualità spesso richiede mesi di maturazione a basse temperature. Questo periodo di stoccaggio rappresenta costi di immobilizzo e spazio. Le birre ad alta fermentazione come le ale hanno tempi generalmente più brevi. Anche in questo caso, i produttori artigianali tendono a estendere i processi per sviluppare complessità aromatiche.

Il controllo qualità rappresenta un altro elemento distintivo. I birrifici industriali effettuano test standardizzati su grandi lotti. I produttori artigianali spesso verificano ogni singolo batch. Questo approccio garantisce consistenza e previene difetti, ma richiede risorse dedicate. L’assaggio professionale, le analisi chimiche e microbiologiche sono pratiche comuni nei birrifici di qualità. Questi controlli assicurano che ogni bottiglia raggiunga lo standard previsto.

L’automazione differenzia notevolmente i due approcci. I grandi impianti sono completamente automatizzati, riducendo la manodopera necessaria. I birrifici artigianali mantengono un significativo intervento umano in varie fasi. Il mastro birraio segue personalmente le ricette, regola i parametri e decide quando ogni fase è completata. Questa supervisione esperta aggiunge valore ma incrementa i costi di produzione. La birra Belgian Dark Strong Ale disponibile su La Casetta Craft Beer Crew rappresenta un esempio di questa filosofia. La sua produzione richiede conoscenze specializzate e tempi dilatati.

La flessibilità produttiva è un vantaggio dei piccoli birrifici, ma comporta costi. Cambiare frequentemente ricette o ingredienti richiede pulizie approfondite e riconfigurazioni. I birrifici industriali producono gli stessi stili per anni, ottimizzando i processi. L’innovazione costante del settore artigianale è economicamente impegnativa. I consumatori che apprezzano la varietà sostengono indirettamente questi costi attraverso i prezzi della birra che pagano.

Costi energetici e sostenibilità

L’energia necessaria per produrre birra costituisce una voce di costo in significativa crescita. Il riscaldamento della miscela durante l’ammostamento richiede grandi quantità di energia termica. Il successivo raffreddamento del mosto prima della fermentazione implica consumo elettrico. I birrifici cercano sempre più soluzioni per ottimizzare questi consumi. I recuperatori di calore rappresentano investimenti importanti che si ammortizzano nel medio termine.

La fermentazione è un processo biologico che genera calore, ma richiede controllo temperature. I sistemi di refrigerazione per celle di fermentazione e maturazione sono essenziali. Funzionano continuamente, incidendo sulla bolletta energetica. I birrifici situati in regioni con climi favorevoli possono sfruttare raffreddamento passivo. Questa opzione non è sempre praticabile e richiede investimenti in coibentazione. La gestione delle temperature di stoccaggio rappresenta una sfida costante per la distribuzione al dettaglio.

L’illuminazione degli spazi produttivi e la movimentazione dei materiali contribuiscono al consumo energetico. I birrifici più moderni investono in tecnologie efficienti e fonti rinnovabili. L’installazione di pannelli solari o l’utilizzo di biogas da scarti organici riducono l’impatto ambientale. Questi investimenti si riflettono inizialmente sui prezzi della birra, ma garantiscono sostenibilità a lungo termine.

L’impegno per la sostenibilità va oltre il solo risparmio energetico. Molti birrifici artigianali adottano pratiche di economia circolare. Recuperano le trebbie di birra come mangime animale o fertilizzante. Riducendo gli sprechi idrici con sistemi di ricircolo, minimizzano il loro impatto ambientale. Queste pratiche richiedono spesso investimenti iniziali e competenze specialistiche. Rappresentano però un valore aggiunto che i consumatori sempre più riconoscono.

Il concetto di birra a kilometro zero guadagna popolarità. Questo approccio privilegia ingredienti locali e distribuzione in ambito regionale. Scopri le birre sostenibili sul portale de La Casetta. Riduce l’impatto del trasporto e sostiene le economie territoriali. I prezzi della birra prodotta con questa filosofia possono essere leggermente superiori. I consumatori consapevoli accettano questa differenza per i benefici ambientali e sociali.

Imballaggio e formati

Il confezionamento della birra incide significativamente sul costo finale. Bottiglie, lattine, fusti e imballaggi secondari rappresentano voci di spesa considerevoli. Le bottiglie di vetro scuro proteggono la birra dalla luce, prevenendo il sapore di luce. Questo difetto, noto come birra skunked, rovina il profilo aromatico. Il vetro però è pesante e fragile, aumentando i costi di trasporto e gli scarti.

Le lattine hanno guadagnato popolarità nel mondo artigianale. Offrono una protezione totale dalla luce e dall’ossigeno, preservando la freschezza. Sono più leggere delle bottiglie, riducendo i costi di spedizione. Il loro impatto ambientale è inferiore grazie alla facilità di riciclo e al peso ridotto. L’investimento in linee di imbottigliamento in lattina rappresenta però una barriera per i piccoli produttori. Molti utilizzano servizi di terzisti specializzati, aggiungendo un costo al processo.

I fusti per la birra alla spina richiedono un discorso particolare. I fusti in acciaio inox sono costosi ma durevoli nel tempo. Necessitano di manutenzione regolare e pulizia approfondita tra un utilizzo e l’altro. I sistemi di spillatura professionali richiedono investimenti significativi da parte dei pubblici esercizi. Questi costi si riflettono sul prezzo al litro della birra servita al pubblico. La fornitura di birra alla spina per locali implica una logistica complessa. I fusti devono essere gestiti, lavati e distribuiti efficientemente.

Le etichette e gli imballaggi secondari completano l’offerta prodotto. Design accattivanti e materiali di qualità elevano la percezione del valore. I birrifici artigianali investono spesso in grafica personalizzata e materiali sostenibili. Queste scelte comunicano il posizionamento del brand e giustificano prezzi della birra premium. Il packaging è il primo contatto del consumatore con il prodotto. Influisce notevolmente sulla decisione d’acquisto.

I formati multipli, come i pack da quattro o sei bottiglie, offrono convenienza. Permettono ai birrifici di aumentare il valore medio per transazione. I costi di imballaggio per questi formati sono superiori alla somma delle singole bottiglie. Il risparmio in logistica e gli sconti quantità possono compensare questa voce. I consumatori apprezzano la possibilità di acquistare quantità maggiori a prezzi della birra leggermente vantaggiosi.

Logistica e distribuzione

La distribuzione fisica della birra dai birrifici ai punti vendita è un costo rilevante. Il trasporto su gomma rappresenta la soluzione più comune per le medie distanze. I carburanti, i pedaggi autostradali e la manutenzione dei mezzi incidono sul costo finale. I birrifici artigianali distribuiti a livello nazionale affrontano spese di trasporto significative. La scelta di coprire territori limitati contiene questi costi ma limita il potenziale di mercato.

La catena del freddo è essenziale per preservare la qualità della birra. Molti stili, specialmente quelli più delicati, soffrono sbalzi termici. Il mantenimento di temperature costanti durante trasporto e stoccaggio richiede attrezzature specializzate. I camion frigoriferi e i magazzini climatizzati consumano energia e richiedono manutenzione. Questi costi sono necessari per garantire che il prodotto arrivi al consumatore nelle condizioni ottimali.

La gestione dei resi e dei prodotti scaduti rappresenta un costo spesso nascosto. La birra è un prodotto vivo con una shelf life limitata. I lotti che superano la data di scadenza devono essere ritirati dal mercato. I birrifici che offrono condizioni favorevoli ai rivenditori assorbono questi costi. La rotazione efficiente delle scorte nei punti vendita minimizza queste perdite. I consigli per conservare la birra aiutano i consumatori a preservare la qualità.

La distribuzione diretta rappresenta un modello alternativo per alcuni birrifici. Vendite online con spedizione nazionale permettono di raggiungere consumatori distanti. Ordinare birra online richiede imballaggi speciali per prevenire rotture. I costi di spedizione possono essere elevati, specialmente per ordini di piccolo volume. I birrifici che adottano questo modello spesso stabiliscono ordini minimi o promuovono pack multipli.

La distribuzione internazionale aggiunge ulteriori complessità e costi. Dogane, dazi importazione e adattamenti alle normative locali richiedono competenze specifiche. Le birre destinate all’esportazione spesso hanno formulazioni leggermente diverse. Maggiore luppolatura o gradazione alcolica più elevata aiutano a superare lo stress del viaggio. I prezzi della birra italiana all’estero riflettono questi costi aggiuntivi. Rappresentano però un importante biglietto da visita per la qualità brassicola nazionale.

Accise e aspetti fiscali

Il sistema fiscale italiano applica alle bevande alcoliche delle imposte indirette chiamate accise. Queste tasse si calcolano sul volume prodotto e non sul valore del prodotto. Vengono applicate al momento della produzione o dell’importazione. L’aliquota per la birra dipende dalla gradazione alcolica volumetrica. Maggiore è la quantità di alcol, più elevata è l’accisa applicata. Questo spiega parzialmente perché birre più forti abbiano prezzi della birra superiori.

Le accise rappresentano una voce di costo significativa per i birrifici. Per una birra con gradazione standard around 5% vol., le accise possono costituire una percentuale rilevante del prezzo al consumatore. I birrifici artigianali italiani beneficiano di aliquote agevolate per produzioni limitate. Questa misura sostiene le piccole imprese e promuove la diversità produttiva. Il regime fiscale favorisce chi mantiene volumi contenuti e qualità elevata.

L’IVA si applica sul prezzo di vendita finale, inclusi tutti i costi di produzione e le accise. Questa tassa si calcola come percentuale del prezzo al consumatore. Aumenta proporzionalmente con il valore del prodotto. I beni di lusso, come alcune birre speciali in edizione limitata, sostengono la stessa aliquota IVA delle birre comuni. Il sistema fiscale non distingue tra prodotti di massa e creazioni artigianali di pregio.

I birrifici devono mantenere scrupolosa tracciabilità contabile per adempiere agli obblighi fiscali. La dichiarazione mensile delle accise richiede personale amministrativo dedicato. I controlli dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli sono frequenti nel settore. La complessità normativa rappresenta un costo indiretto che i piccoli produttori affrontano. I software gestionali specializzati aiutano ma costituiscono un investimento ulteriore.

Le politiche fiscali europee mostrano notevoli variazioni tra i diversi Stati membri. I prezzi della birra in Italia risentono di un sistema accise mediamente più elevato di altri paesi. Questo divario fiscale influisce sulla competitività dei birrifici italiani sui mercati internazionali. Le associazioni di categoria lavorano per sensibilizzare le istituzioni su questo tema. Un riequilibrio favorirebbe la crescita del settore brassicolo artigianale nazionale.

Margini di guadagno

La catena del valore della birra coinvolge diversi attori, ognuno con il proprio margine di guadagno. Il birrificio stabilisce un prezzo all’ingrosso che copre i costi di produzione e include un profitto. Questo margine deve finanziare gli investimenti in innovazione e sviluppo. I birrifici artigianali spesso reinvestono gran parte degli utili per migliorare gli impianti. La redditività nel medio termine è essenziale per la sopravvivenza del business.

I distributori e grossisti acquistano grandi quantitativi dai birrifici a prezzi vantaggiosi. Aggiungono il loro margine per coprire costi operativi e generare profitto. La loro funzione è fondamentale per raggiungere canali di vendita diversificati. Gestiscono la logistica, la promozione e l’assistenza ai clienti. Il loro margine giustifica questi servizi essenziali per i birrifici senza forza vendita diretta.

I punti vendita al dettaglio applicano il markup più consistente, determinando il prezzo della birra finale. Negozi specializzati, supermercati e enoteche hanno politiche di prezzo diverse. I negozi specializzati offrono consulenza e curation, giustificando prezzi più elevati. I supermercati competono sui prezzi ma spesso privilegiano birre con rotazione veloce. La scelta del canale di acquisto influisce notevolmente sul costo per il consumatore.

I pubblici esercizi (pub, bar, ristoranti) applicano markup significativi sulla birra alla spina o in bottiglia. Questo margine copre i costi di gestione del locale, personale, affitto e utilities. L’esperienza del consumo fuori casa include un valore aggiunto di contesto e servizio. I prezzi della birra nel canale HoReCa (Hotel, Ristorazione, Catering) sono naturalmente superiori. I consumatori pagano per la convenienza e l’atmosfera del locale.

Il prezzo di vendita al pubblico non è mai solo la somma dei costi di produzione. Riflette il posizionamento di marca, la percezione del valore e la strategia competitiva. I birrifici premium comunicano efficacemente la qualità dei loro prodotti. Educano il consumatore a riconoscere le differenze sostanziali con i prodotti industriali. Questo lavoro di educazione permette di giustificare prezzi della birra più elevati. I bevitori consapevoli comprendono e accettano queste differenze di prezzo.

Tendenze del mercato

Il mercato della birra artigianale mostra segnali di maturazione dopo anni di crescita esponenziale. I consumatori diventano più esigenti e informati sulle proprie scelte. La qualità percepita gioca un ruolo sempre più importante nelle decisioni d’acquisto. I birrifici che investono in ingredienti superiori e processi accurati ottengono riconoscimento. La fedeltà alla marca si costruisce attraverso esperienze sensoriali memorabili e consistenza produttiva.

La varietà degli stili disponibili continua ad espandersi, influenzando i prezzi della birra. Creazioni innovative come le Double IPA o le Tripel richiedono competenze specializzate. Questi stili utilizzano quantità generose di luppoli pregiati e malti speciali. I processi produttivi sono spesso più lunghi e impegnativi. I consumatori apprezzano queste proposte distintive e accettano i prezzi premium richiesti.

La sostenibilità ambientale diventa un fattore competitivo sempre più rilevante. I birrifici che comunicano efficacemente il loro impegno ecologico costruiscono reputazione positiva. Pratiche come il riciclo dell’acqua, l’utilizzo di energie rinnovabili e imballaggi riciclabili sono valorizzate. Una percentuale crescente di consumatori è disposta a pagare di più per prodotti eco-compatibili. Questa sensibilità influisce sulle strategie di prezzo e posizionamento di marca.

Il consumo moderato e consapevole di birra di qualità guadagna terreno rispetto al consumo quantitativo. I bevitori cercano esperienze sensoriali complesse piuttosto che semplici effetti alcolici. Preferiscono una bottiglia eccezionale a sei bottiglie mediocri allo stesso prezzo. Questo cambiamento culturale favorisce i birrifici artigianali che privilegiano la qualità sulla quantità. I prezzi della birra riflettono questa transizione verso modelli di consumo più raffinati.

La digitalizzazione trasforma le modalità di acquisto e scoperta dei prodotti. Le piattaforme e-commerce specializzate offrono accesso a birre altrimenti introvabili. I migliori siti di birre online curano selezioni accuratissime. Forniscono informazioni dettagliate su ogni birra, aiutando i consumatori nelle scelte. La comodità dell’acquisto online giustifica spesso costi leggermente superiori. I birrifici raggiungono così un pubblico più ampio senza investire in distribuzione fisica estensiva.

Come valutare il rapporto qualità-prezzo

Valutare correttamente il rapporto qualità-prezzo di una birra richiede attenzione a diversi aspetti. La complessità aromatica è il primo indicatore di qualità. Una birra con profilo multilivello che evolve nel bicchiere giustifica un prezzo elevato. I aromi devono essere puliti, definiti e in equilibrio tra loro. I difetti, come sapori di ossidazione o ingredienti di scarsa qualità, sono inaccettabili in prodotti premium. La coerenza tra lotto e lotto dimostra padronanza del processo produttivo.

L’etichetta fornisce informazioni preziose per valutare il prezzo della birra. La data di produzione o di scadenza indica la freschezza del prodotto. L’elenco degli ingredienti dovrebbe essere trasparente e completo. I birrifici seri menzionano spesso le varietà di luppolo e i tipi di malto utilizzati. Il grado alcolico fornisce un’indicazione sulla struttura e intensità della birra. Le istruzioni per leggere l’etichetta aiutano a decifrare queste informazioni.

La reputazione del birrificio è un elemento importante nella valutazione. I produttori con storia consolidata e riconoscimenti del settore ispirano fiducia. La trasparenza sui processi e gli ingredienti costruisce credibilità nel tempo. I birrifici che investono in relazione diretta con i consumatori meritano spesso considerazione. Partecipano a eventi, organizzano visite in azienda e rispondono alle domande. Questo approccio open favorisce la lealtà dei clienti.

Il contesto di consumo influenza la percezione del valore. La stessa birra può offrire esperienze diverse se consumata in occasioni particolari. Una birra speciale per un compleanno o un’anniversario giustifica un investimento maggiore. Il consumo quotidiano richiede invece proposte più accessibili. Costruire una cantina personale con birre per diverse occasioni ottimizza la soddisfazione. I consigli per conservare la birra a lungo termine preservano gli investimenti in prodotti pregiati.

La comparazione con alternative simili sul mercato completa la valutazione. Conoscere i prezzi della birra di riferimento per ogni stile aiuta a identificare proposte interessanti. I negozi specializzati e gli e-commerce facilitano questo confronto. I valutazioni di esperti e appassionati forniscono ulteriori punti di riferimento. La birra Tripel de La Casetta rappresenta un esempio di eccellenza brassicola belga. Il suo prezzo riflette la complessità produttiva e la qualità degli ingredienti selezionati.

Domande frequenti sui prezzi della birra

Perché la birra artigianale costa più della birra industriale?

La birra artigianale utilizza ingredienti di qualità superiore, spesso in quantità maggiori. I processi produttivi sono più lunghi e richiedono maggiore supervisione umana. Le economie di scala dei grandi birrifici industriali permettono riduzioni di costo significative. I birrifici artigianali sostengono costi più elevati per materie prime, energia e manodopera. Queste differenze si riflettono inevitabilmente sul prezzo finale al consumatore.

Come si giustifica il prezzo di una birra speciale in edizione limitata?

Le birre limited edition spesso utilizzano ingredienti rari o costosi. I processi produttivi possono essere particolarmente complessi e time-consuming. L’investimento in ricerca e sviluppo per creazioni innovative è significativo. La quantità limitata disponibile aumenta il valore percepito di queste referenze. I collezionisti e appassionati sono disposti a pagare premium per queste esperienze esclusive.

I prezzi della birra sono destinati ad aumentare ulteriormente?

L’inflazione sulle materie prime agricole e i costi energetici esercitano pressioni al rialzo. I birrifici assorbono parte di questi aumenti migliorando l’efficienza produttiva. Alcuni rialzi sono però inevitabili per mantenere standard qualitativi elevati. I consumatori possono mitigare questi effetti privilegiando produzioni locali. Acquistare direttamente dai birrifici o tramite circuiti corti contiene i costi di distribuzione.

Esiste un prezzo giusto per una buona birra artigianale?

Il concetto di prezzo giusto è soggettivo e legato al valore percepito. Una birra eccezionale che offre un’esperienza sensoriale memorabile vale il prezzo richiesto. I parametri di valutazione includono complessità aromatica, equilibrio e finezza. La coerenza qualitativa tra i lotti giustifica la fiducia nel produttore. I consumatori sviluppano col tempo sensibilità per identificare i prodotti che offrono il miglior rapporto qualità-prezzo.

Tl;dr

I prezzi della birra sono influenzati da materie prime (malto, luppolo, lievito, acqua), processi produttivi (artigianali vs industriali), costi energetici, imballaggio, logistica, accise e margini di guadagno. La birra artigianale costa di più per la qualità degli ingredienti e la cura produttiva. Valutare il rapporto qualità-prezzo richiede attenzione a complessità aromatica, freschezza e reputazione del birrificio.


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4 commenti

  1. Articolo davvero ben fatto! Non avevo idea di quanto fossero complessi i fattori dietro il prezzo di una birra artigianale. La sezione sulle materie prime mi ha aperto gli occhi sull’importanza del luppolo di qualità. Continuate così!

  2. Grazie per la guida dettagliata! Mi ha sorpreso scoprire quanto incidano le accise sui prezzi della birra in Italia. Sarebbe interessante un approfondimento su come le normative fiscali variano in altri paesi europei.

  3. Interessante leggere del ruolo della sostenibilità nei costi. Non pensavo che i birrifici artigianali investissero così tanto in pratiche eco-friendly. Forse vale la pena pagare un po’ di più per supportare queste iniziative!

  4. Ho apprezzato molto la sezione sul rapporto qualità-prezzo. Ora so cosa cercare sull’etichetta per scegliere una birra che valga il suo costo. Consigliate qualche birrificio artigianale italiano da provare?

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